Abbiamo vissuto questo periodo, ma troppo tempo è trascorso inutilmente.
chi sono
Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.
domenica 12 settembre 2010
1979 - Pink Floyd - Another Brick In The Wall - Tanto tempo, da recuperare? di Mariaserena Peterlin
Abbiamo vissuto questo periodo, ma troppo tempo è trascorso inutilmente.
giovedì 9 settembre 2010
PROTESTA, CONTESTAZIONE e ipotesi di FUTURO
Forse, il puzzle si compone.
a) siamo molto lontani dalla nascita di una nuova coscienza politica
b) siamo esasperati sul piano economico. E la disuguaglianza pesante fa arrabbiare.
(io voto per la b)
domenica 22 agosto 2010
LA SCUOLA A DUE MARCE di Fermina Daza
E mentre riflettiamo sui “buoni sentimenti” che animano didattica ed organizzazione, ecco che in noi si insinua il fastidioso tarlo del dubbio… E a poco a poco iniziamo a sentire la presenza, tra leggi e decreti, tra circolari e regolamenti, del fantasma di un nuovo determinismo, più virulento di quello che ispirò le riforme scolastiche del XX sec.
Il nuovo determinismo lega con rapporto direttamente proporzionale il successo formativo alla condizione socioculturale degli allievi. Come a dire che sono le variabili del contesto extrascolastico, e non le effettive capacità possedute, a deteminare le prestazioni degli allievi.
Così, l’automatico circolo vizioso che viene a istituirsi tra successo e merito rende sempre più debole l’esercizio delle pari opportunità e alimenta in maniera sempre più consistente il gap tra i “i più fortunati” e “i meno fortunati”.
Si badi bene, nessuna traccia di determinismo nei Protocolli d’intesa, nelle Linee d’indirizzo, nei Regolamenti, nelle Direttive, Documenti, Decreti! Solo il tarlo del dubbio…
…E’ per questo che ci sono cari i Lucignoli, caffeina pura contro il deterministico sonno della ragione…. Non c’è bisogno di leggere le carte per capire che questa è una scuola che funziona a due marce! Vip e svip!
sabato 21 agosto 2010
L'INFORMAZIONE IN PILLOLE di Loretta Bertoni

venerdì 20 agosto 2010
A che serve la scuola? di Mariaserena Peterlin
martedì 17 agosto 2010
VOLEVO FARE IL TUBISTA - post di FERMINA DAZA
sabato 14 agosto 2010
TRAME VIRTUOSE ed EDUCAZIONE: tra Atena ed Aracne di Mariaserena Peterlin
riprendi con forza il tuo filo
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martedì 10 agosto 2010
SCUOLA E CREATIVITA' di Loretta Bertoni

lunedì 9 agosto 2010
LA SFIDA FA PARTE DEL VIVERE IN CLASSE di Fermina Daza
La sfida fa parte del vivere in classe, del sentirsi vivi, del reciproco riconoscimento, del rito di passaggio che conduce all'adultità, della trasgressione che è propria dell'inquietudine adolescenziale...
Comincerei a preoccuparmi seriamente se i miei ragazzi non mi sfidassero! Opporsi all'adulto, provocarlo, saggiare la sua coerenza, metterlo in difficoltà, superarlo...non sono segnali ostili, sono suoni di vita pulsante, che vanno colti ed accolti come irrinunciabile occasione di crescita comune. Un educatore biofilo questo lo sa ... perché ha accettato e continua ad accettare mille sfide con se stesso, perché sa che il vero valore della sfida non è il risultato finale ma il percorso di crescita personale che l'accompagna.
Appunto, il percorso di crescita che tende all'infinito ... in questo crede il biofilo! Chi è consapevole del suo percorso di crescita è nelle condizioni di poterlo ravvisare negli altri!
IL NUOVO LOCUS AMOENUS di Fermina Daza
Ed è proprio nel nuovo locus amoenus che i ragazzi, diventati adattabili alle circostanze, riflettono sui problemi gestionali della scuola. E da quella oralità condivisa nel paradiso metafisico delle piastrelle lucenti, emerge autobiograficamente la consapevolezza della morte empatica degli adulti.
Nei ragazzi vi è in qualche modo la speranza dell’apertura, ma è solo una speranza, non certezza. In molti casi solo una retorica richiesta d’aiuto che non attende risposta. E come potrebbe esservi risposta? Il sentimento della libertà è sempre in partenza e mai in arrivo…. chi non sente la libertà dentro di sé non non ha consapevolezza del futuro né può insegnarlo… I ragazzi non sanno progettare il futuro perché gli adulti non sono davvero liberi…
Troppo spesso la libertà personale viene confusa con la libertà di irrogare sanzioni, provocare, mettere note, incutere paura….Triste esempio di libertà negata …. La scuola, pensata a dimensione di adulti rigidi e convergenti, considera invisibili i ragazzi e li tratta come nullità.
Quanto spreco di intelligenza in una scuola che è capace di leggere solo le coordinate della decima intelligenza, quella talmente evidente da non essere mai stata catalogata. L’intelligenza scolastica che privilegia i secchioni (non me ne vogliano i secchioni, è una scelta anche quella) e codanna chi balla il limbo o gioca al Milionario…(è una scelta anche quella). Una scuola in cui gli alunni sono ingabbiati in una farraginosa struttura verticistica… dal somaro… al secchione…
E’ proprio vero che la vita è altrove…nel locus amoenus dove si può imparare senza star seduti per cinque ore a guardare i soliti programmi.
La scuola del futuro - PENSIERI SPARSI di FERMINA DAZA
domenica 8 agosto 2010
Scuola e "pari opportunità": la vecchia corsa all'oro? di Loretta Bertoni

sabato 7 agosto 2010
contributo da FERMINA DAZA: Imparare l'autonomia, non la dipendenza (Raoul Vaneigem)
Traduzione di Sergio Ghirardi.
Pubblicato da Nautilus, 1996, Torino.
giovedì 5 agosto 2010
Eco-arte o arte ecologica? di Loretta Bertoni
giovedì 24 giugno 2010
lunedì 12 aprile 2010
Parlano male, scrivono peggio di Mariaserena Peterlin
martedì 9 marzo 2010
TASTIERE SCROSCIANTI ( e ribelli) di Mariaserena Peterlin

Ma ci sono segnali di cambiamento. Forse l’attenzione a questi segnali è poco attenta. Meglio così: faremo in tempo a crescere e molto.
Tastiere scroscianti è un’espressione che mi è nata, spontanea e selvatica, come una malerba; forse per questo ha subito vivacemente attecchito.
Le tastiere scroscianti sono tutte quelle che picchiettano insieme (e non isolate), che scrivono velocemente le loro idee e se le giocano, le spingono e le lanciano e non temono il confronto. Anzi lo cercano e non temono la contrapposizione vivace. Tastiere scroscianti insieme non temono nulla.
Tastiere scroscianti sono ribelli al vecchio sistema: accademico, togato, feudale e autoreferenziale della comunicazione.
Anche per questo hanno subito dato vita anche a un’immagine, opera di Susanna Garavaglia. Tutto è nato su Facebook e là continuerà a diffondersi. I nostri blog sono cassa di risonanza. Ma è il social network, come ci ha fatto notare Elisa Buratti il suo ambiente ideale.
Il web è efficace, potente e comunica. Questa immagine dedicata alle tastiere scroscianti e al Netfuturismo lo dimostra. Ci sono molte altre cose da aggiungere. Ne parleremo,
TASTIERE SCROSCIANTI è un gruppo presente su Facebook
venerdì 12 febbraio 2010
NET FIONDA E SASSI PAROLE di Mariaserena Peterlin
Nella vita quotidiana possiamo già fare molto di più che lamentarci o adattarci.
Molto, molto di più.
Il dissenso è libero, come un sasso virtuale lanciato in una torpida rete e che ne moltiplica le oscillazioni e i segnali. Non è un’arma inutile. Ma forse bisogna imparare ad usarla.

mercoledì 3 febbraio 2010
SERVE UNA SCUOLA CHE NON CAMBIA? Di Mariaserena Peterlin
... "In quinta, ore 9. La luce entra, chiara e trasversale, dalle finestre.
Infissi metallici sovrappongono e specchiano un bagliore freddo, falsamente argentato; cornice stonata verso l’esterno dove c’è il cortile abitato da obliqui e alti pini e abeti diritti fino quasi a toccare le pareti dell’edificio allungandosi verso le finestre.
Fuori l’aria è mossa: azzurra e verde di foglie riflettenti e diverse. […]
Qui, dentro, righe nere si innervano su carte svogliate: sono insofferenti pensieri, intermittenti tensioni che producono odori su maglie e felpe di tessuti sintetici male lavati dalla chimica.
Il testo del tema è una poesia di Vittorio Sereni già assegnato all’esame di stato:
Italiano in Grecia
Prima sera d'Atene, esteso addio
dei convogli che filano ai tuoi lembi
colmi di strazio nel lungo semibuio.
Come un cordoglio
ho lasciato l’estate sulle curve
e mare e deserto è il domani
senza più stagioni.
……………………….
Trascrivono parole solo amate da me, da loro incorniciate, subite, violate, stravolte con impazienza.
Inutili ai più (comunque sordi anche alla primavera).
Li guardo, li vedo, li sento quasi captandoli; vorrebbero non essere qui.
Ma, anche se, non per scrivere di letteratura.
Ore 13,10. Il sole adesso batte sulle vetrate opache rivelando graffiti spenti, strappi di nastro adesivo, ombre secche formate da grumi di polvere stratificati: segni nel tempo.
Indifferente, brutale, la luce batte più forte sulle superfici dei banchi disuguali. Colori acidi, plastiche logore bordate di legno bruciacchiato, intagliato, scheggiato.
Fa caldo e il riflesso è abbagliante.
"Sto scrivendo un capolavoro" ironizza, più o meno persuaso Enrico; le guance accese sotto un mezzo millimetro di barba nera, i capelli crestati e incollati che degradano in basette puntute.
Le posizioni scomposte, oblique; le teste inclinate disposte in curve sghembe ondulate: si stanno impegnando, quasi presi dal lavoro e convinti di sé.
Entrati nel gioco la forma diventa vincolo, tanto che: - ho sbagliato a copiare, ho saltato una colonna, che faccio adesso?-
Un altro sbuffa un po’ roco - Dovrei ricominciare e scendere al bar a ricomprare un foglio, ma non ho più tempo-.
Quando fanno così sono insopportabili, cosa dovrei rispondere? Che sono imbranati (vero), che in tanti anni di scuola non si può non sapere ancora usare un normale sciocco foglio protocollo a righe (ovvio), che se mai nella vita … nel lavoro… che le proprie responsabilità (ancora?)… che chi se ne importa tanto quello che conta non è la forma soltanto ma… (ma non lo sanno già?).
Proseguono disuguali e difformi in tutto, tranne nel fatalismo più inutile - Ormai quel che è fatto è fatto.
Storpiano il senso della paziente costruzione della parola e della frase. "Professoressa qui non capisco, che significa -sono un tuo figlio in fuga che non sa/ nemico se non a propria tristezza- ?"
Rispondo un esasperata, "Adesso ci pensi? Ma se hai soltanto venti minuti per finire…-,
-Ma se non me ne sono accorto prima…-
Finalmente tutti ricopiano, piegati sui fogli.
"Rileggere? e perché? sono stanco e non mi serve"
Vogliono solo finire, e comunque uscire di qui.
Per questo si affrettano impazienti di liberarsi da un incubo: dal compito di letteratura." (*)
Scriveva ieri Antonio Saccoccio parlando della contestazione di un suo studente nel Ning La scuola che funziona fondato da Gianni Marconato:
“Semplicemente per lui la scuola è inutile, perché non si apprende nulla di importante. Con grande lucidità mi ha citato la sua seguente esperienza di vita. Frequenta ragazzi più grandi di lui, ventenni che sono già all'università. Ebbene, nei giorni passati ha "interrogato" 10 di questi amici, tutti ex-studenti del nostro liceo, sulle loro conoscenze filosofiche. Le risposte gli hanno confermato che questa scuola per lui non serve a nulla: 8 su 10 a malapena ricordavano i nomi dei principali filosofi. Ha quindi pensato: "I professori mi valutano su queste informazioni che poi dimenticheremo, a cosa serve quindi studiare queste cose?".
Ma allora che fare? Potrebbe chiedere, perentorio, qualcuno. Fare? Fare subito, pensare di corsa? E’ possibile? Queste situazioni si sono formate e determinate in decenni e non sempre si può agire ribattendo come in una partita di ping-pong.
Nel frattempo, tuttavia, verso il fare ci si può avviare (ri)cominciando a pensare criticamente.
Se è vero che la scuola moderna ha sempre avuto la virtuosa pretesa enciclopedica di accumulare quanto più possibile nelle teste dei nostri studenti è anche vero che quella contemporanea non dovrebbe più esercitare questa pratica.
La sterilità ne è resa più evidente dall'anacronismo; l'accesso alla cultura non è certo agevolato da un accumulo di informazioni (credo che questo concetto sia ampiamente già stato dimostrato) ma dalla capacità di, appunto, organizzare, elaborare, trarre sintesi critiche rispetto alle informazioni medesime. Le informazioni non si ottengono solo dal verbo scolastico, anzi!
E’ evidente che la scuola, anche grazie ai molti stagionati libri di testo, può trovarsi, su questo punto, meno sul tema di altre fonti.
Invece è il flusso e l'aggiornamento multimediale, vasto e continuo, delle informazioni che ha sempre più spesso bisogno di riordino e critica.
La formazione, l'educazione e l'istruzione, e quindi la scuola, possono esercitare questo ruolo.
A patto di smetterla di perdere tempo rimettendoci anche in attenzione e credibilità; e a condizione di non sottovalutare all’insofferenza degli studenti bollandola come negligenza.
La protesta di un ragazzo intelligente verso la pedanteria, mi sembra confermi questa interpretazione.
Una testimonianza che potrebbe essere utile analizzare anche con un campione di studenti più vasto. Perché no?
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(*) Il brano è tolto dal mio libro "La (mia) classe non è doc" disponibile anche il edizioni ebook ne La mia vetrina virtuale.