chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 15 gennaio 2011

Videopoesia "TRA SPINE CORRE IL CIELO" di Mariaserena Petelin





Tra spine corre il cielo
del mattino a gennaio
l’alba non ti sorprende
ma, lungamente attesa,
i desideri
e rari segni esprime.
Mentre la luce cerchi
che s’alza lentamente,
attendi il mutamento,
nel cielo: un cerchio tracci
ch’è figura al presente.
Tu speri
e per te stesso vuoi,
uguale luce,
uguale anche il sospiro.

Vola lasciando scie
l’aereo sfavillante;
ma l’oggetto d’acciaio
dal cuore sussultante
che scalfisce il tuo cielo
striando luce a luce
non aggiunge pensiero
né a fantasie conduce.
Sussulta appena il ramo,
la terra ora respira desta
e sbadigliando al sole
si rivede bambina.
La brezza lenta oscilla
sui rami, e tra le spine,
pazienti, tenacemente stesi.

C’è nell’aria un sussurro:
tra breve giunge il tempo
che non sarete inerti,
ed anche per voi giunge,
dopo il sospiro, il dono.
La vita è per ciascuno:
né si vende o si compra
ma germoglia e ritorna
e basta a immaginare
che tutto è come prima.
Tu attendi la tua brezza
con ansia di bambina
ch’è stata buona apposta
e a lungo ha spasimato
la promessa d’un dono.

Ricordi quella strada
dove l’auto correva,
l’odore di colonia,
i discorsi incompresi.
Per te, seduta e muta,
inutile e perduto
tempo sottratto ai giochi,
rubato alla tua vita,
sopportato in silenzio.
Fiammeggia ora il ricordo
nel cielo senza nubi;
se non tutto comincia
né si ritrova uguale
pur nuovi voli accendi:
luce di luce: doni.


martedì 4 gennaio 2011

GIANNETTINO & Co. di Fermina Daza



Allora i ragazzi, indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo, pensarono bene di metter mano ai proiettili, e sciolti i fagotti de' loro libri di scuola, cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari, le Grammatiche, i Giannettini, i Minuzzoli, i Racconti del Thouar, il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici: ma il burattino, che era d'occhio svelto e ammalizzito, faceva sempre civetta a tempo, sicché i volumi, passandogli di sopra al capo, andavano tutti a cascare nel mare.Figuratevi i pesci! I pesci, credendo che quei libri fossero roba da mangiare, correvano a frotte a fior d'acqua; ma dopo avere abboccata qualche pagina o qualche frontespizio, la risputavano subito facendo con la bocca una certa smorfia, che pareva volesse dire: "Non è roba per noi: noi siamo avvezzi a cibarci molto meglio!" (Pinocchio, cap. XXVII)

A Collodi stava stretta la fama di pedagogo: ne è talmente scontento che fa finire in mare dei bestseller scolastici. Tra i manuali che vengono distrutti ci sono anche il “Giannettino” e il “Minuzzolo”, due opere a scopo educativo scritte dal Collodi stesso dietro commissione dell'editore Paggi.


Giannettino e Minuzzolo sono due ragazzi volenterosi che hanno però in odio la scuola e corrono il rischio di essere fuorviati dalle cattive compagnie. L’educazione li trasformerà in ragazzi perbene destinati a non deludere mai le aspettative degli educatori. Costretto dal suo editore, Collodi propaganda un modello di ragazzo perbene in cui non crede fino in fondo. Nei confronti dei maestri, poi, Collodi è più che amaro: “I pedagoghi e i maestri di scuola, queste macchie nere e malinconiche che rattristano l’orizzonte sereno della prima fanciullezza”

Le sue simpatie vanno a quanti non rivolgono mai domande a scopo istruttivo e difendono prima di tutto e soprattutto la selvaggia libertà personale.

Collodi, in aperto contrasto con i metodi educativi del suo tempo, indirizza una lettera aperta al ministro Coppino, promotore della legge sull’obbligo scolastico, in cui si chiede“se quest’obbligo in tutti di sapere almeno leggere e scrivere sia veramente un bene o un male” e conclude con un’affermazione che suona come una provocazione “rispettiamo gli analfabeti”.
In un altro scritto rincara la dose ed afferma che la scomparsa dell’infanzia è legata alla moderna cultura del leggere.

Una società ove viene praticata la scolarizzazione obbligatoria, dovrebbe tenere in debito conto le resistenze infantili all’apprendimento. E’ questo il messaggio di Collodi. Messaggio su cui riflettere.