chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

venerdì 18 dicembre 2009

I MIEI LIBRI (anche in edizione ebook)



VISITA LA MIA VETRINA VIRTUALE

LA SCUOLA CHE FUNZIONA - IL NETWORK DI GIANNI MARCONATO


La scuola, quella che non funziona e quella che funziona


E' ora di smetterla con le chiacchere.
E' ora anche di dimostrare coi fatti che c'è già la scuola di qualità.
Si tratta di metterla in luce, di renderla più visibile in modo sistematico, di farne un contagio virtuoso.
Esiste anche la scuola non buona e che non funziona.
Ma noi vogliamo parlare, e fare, la scuola che funziona.
Cominciando da quella che già esiste.
Da quella che esisteva già prima delle tecnologie, delle lavagne multimediali e dei piccì.
Esisteva prima, esiste ancora e continuerà ad esistere: le tecnologie aiutano e sono preziose, ma prima ed insieme ci vogliono la testa, la professionalità, la dedizione, la passione, la competenza e il cuore di noi insegnanti.

Da qui nasce il progetto, il grande nerwork di Gianni Marconato e i suoi collaboratori.

PROPRIO DA QUI clikka !



C'è anche un invito a partecipare. Coraggio. Parliamone e dimostriamo che la scuola siamo davvero noi, e non solo le vetrine sui bei propositi.

mercoledì 16 dicembre 2009

Professione Insegnante & COMUNICAZIONE

Proprio in queste ore la politica è stata richiamata ad abbassare i toni, ma non lo fa. Da quando il chiasso e la gazzarra fanno più audience della comunicazione riflessiva e pacatamente argomentata siamo tutti chiamati a fare il ruolo della plebe arringata dal tribuno di turno. Ma non è detto che anche noi dobbiamo accettare di essere solo comparse in azione telecomandata.
Il modo della scuola potrebbe invece uscire dalle Sale insegnanti e dai Consigli di Classe con un proprio modello di comunicazione rinnovato ed efficace. Non ci mancano gli strumenti né le competenze per farlo e potremmo, anche in tempi medio-brevi, verificarne l’efficacia.
Alcuni argomenti della scuola sono d’interesse non soltanto didattico, ma anche sociale ed, indirettamente, politico intendendo per politico ciò che si può essere attinente alle relazioni tra cittadini e con lo stato.
Mi riferisco ad esempio all’argomento: “analfabetismo di ritorno" attualissimo ed oggetto di sondaggi, di interventi e di commenti mediatici e non.
Argomento che sfiora, anche se molto lateralmente, l'attuale convegno della Dante Alighieri sul ruolo della lingua italiana in età risorgimentale e su quale ho postato una mia Nota su fB, anche per vedere cosa dice la ggente" e i risultati sono stati interessanti. La nota si intitola Polemiche (preistoriche) sull'analfabetismo di ritorno .
Non ho invitato a leggerla (taggando) nessuno, tranne Gianni Marconato confidando nel suo ruolo di osservatore.
Su fB la situazione comunicativa è interessante perchè possono intervenire tutti, anche genitori, studiosi ed esperti non presenti altrove, sui blog o sui forum, ma anche colleghi-amici, studenti e così via. La discussione si è subito avviata ed il tono è stato sempre corretto: vivace e riflessivo, i contenuti ricchi di contributi.

Sono consapevole che si tratta solo di un piccolo esperimento personale, ma sono ormai molti mesi che verifico situazioni analoghe a questa anche su argomenti diversi; mi sembra dunque di poter dire che quando ci poniamo in modo aperto e franco ma anche disponibile all’ascolto, senza deflettere dalle nostre ragioni ma essendo pronti a comprendere quelle degli altri, allora otteniamo risultati utili e, perché no? rasserenanti.
Essere insegnante è un po’ come scegliere uno stato irreversibile, lo si è (sovente) per sempre: questo ha conseguenze positive: siamo attenti, aggiornati, curiosi e forniti di solide basi culturali; ma siamo anche (parlo per me…) portati a fare un po’ sempre lezione. Questo non aiuta e anzi allontana chi tenta di seguirci o interagire.
Per fortuna non siamo politici, non abbiamo sul collo il fiato del consenso da ottenere anche, come dicevo sopra, cavalcando l’eccitazione popolar-mediatica. Dunque possiamo essere un modello importante.
Mi spiace sempre quando affermiamo qualcosa e poniamo come prova “l’ha detto anche il giornale X o Y”. Mi spiace perché, facendo così, abdichiamo al ruolo (socialmente modesto, ma culturalmente essenziale) di Magister.
Come insegnanti dovremmo riprendercelo.
Perché no?

domenica 6 dicembre 2009

NON SOLO MAESTRE-STREGHE! DICIAMO BASTA ALLA VIOLENZA SUI BAMBINI!

Discutiamo delle due tizie che picchiavano i bambini a Pistoia, discutiamone pure, ma non facciamone un caso eclatante ed isolato, perchè così non è. Le responsabilità sono interamente loro, ma non solamente loro; e contro i bambini non c'è solo un episodio a Pistoia.
Ci sono violenze millenarie e quotidiane.
C'è l'abitudine, purtroppo, a mitizzare l'infanzia facendone un'icona che ci abbellisce.
Non siamo ancora consapevoli che la maternità, la paternità, l'insegnamento, la cura dei minori, il dedicarsi ai bambini NON E' solo una nostra scelta, vocazione, missiome, lavoro.
Tutti siamo stati bambini: la NATURA ci impone di allevare i piccoli e ce lo impone dandoci una mente, dei sentimenti, dandoci connotati umani. Ma noi dobbiamo coltivarli. Ed abbiamo il dovere di spezzare la catena della violenza.
Ormai lo sappiamo: chi (esclusi gravi casi di malattia psichiatrica) è violento fino a picchiare gravemente persone inermi, indifese, innocenti, neonate o infanti quasi sempre ha subito la violenza a sua volta.
Ma questo non giustifica il violento, nè chi lo difendesse, nè una società e in stato in cui non si provvede adeguatamente.
Considerato che la violenza delle due (solo due persone?) megere di Pistoia era rivolta verso minori affidati alla loro tutela e anche contro bambini di un anno credo che i precedenti vadano storicamente cercati tra i sadici, i pedofili, i violentatori, le SS e categorie simili oppure tra persone malate di gravi distrubi psichiatrici.
Ma non dobbiamo o possiamo dimenticare che abbiamo avuto numerosi esempi, sciagurati e clamorosi, addirittura tra madri o padri.
Da anni sostengo una mia battaglia, che ovviamente non ha mezzi se non quello della parola quella dei DIRITTI DEL CITTADINO BAMBINO.
Parto dalla convinzione in un principio fondamentale: i bambini sono cittadini con diritti, questi diritti devono essere tutelati dallo Stato. Lo Stato sa e DEVE occuparsene; deve prevedere, in base a tanti delitti, testimonianze, fatti reali accaduti ecc che CHE non TUTTI i bambini sono al sicuro. E' una realtà che chiascuno di noi già conosce.
Ci sono anche nelle famiglie i casi di violenza e pedofilia reiterati!
Certo, sono casi drammatici e non frequenti: ma ci sono. I BAMBINI NON APPARTENGONO a nessuno, i bambini hanno una loro vita e lori diritti da proteggere perchè sono troppo inermi ed innocenti per difendersi da soli.
Le famiglie, le mamme vanno sostenute con ogni mezzo; ma qualora dimostrassero gravi carenze allora i diritti dei minori e dei neonati (parliamo anche di questo!) devono essere garantiti.
Sennò perchè manteniamo uno Stato?
Solo per pagare, pagare, pagare?