chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 17 febbraio 2018

La meraviglia e l'infanzia



La ricerca dell'ape tra i fiori di tiglio

 La meraviglia è un dono innato nell'infanzia, accoglierla e rispettarla significa anche distendere lunghe tracce di luce che illuminano il cammino del sapere che il bambino ha diritto di percorrere sostenuto dalla nostra fiducia. Tutto il resto è solo opaca burocrazia.

L'insegnante non ferma al casello


Con l'enfatizzazione della meritocrazia la scuola è di fronte a qualcosa di più di una sfida, è di fronte al confronto con vincoli imposti e che incidono anche sui criteri di valutazione, ma soprattutto determinano un  mutamento radicale dei suoi obbiettivi educativi che non sono mai giudicare per la vita, ma porsi momento per momento, tappa per tappa il problema di confrontare ciò che ha prodotto verso i suoi studenti con ciò che gli studenti restituiscono in termini di apprendimento.
Infatti sollecitando gli insegnanti ad adottare criteri meritocratici si va a modificare le finalità stesse dell’educazione tra le quali non vi è il misurare il merito ed attribuirgli un potere, ma lo stimolare e far crescere quelle doti che, in un tempo successivo a quello scolastico, possono costituire alcuni degli elementi che compongono il merito del singolo.
Le conseguenze ricadono anche sul profilo professionale dell’insegnante che, a questo punto, dovrebbe  discutere, riaffermare e riappropriarsi della propria specificità diversa, specialmente in considerazione delle partizioni delle fasce di età della scuola primaria e dell'obbligo scolastico, dalle logiche delle strutture produttive del mondo del lavoro. Insomma insegnare è insegnare a percorrere itinerari e a riconoscere i segnali, non è fermare al casello per esigere un pedaggio.

C'è crisi nell'Educazione?


È arrivato il tempo, se mai ci sia bisogno un tempo speciale per questo, che si torni a ragionare sul ruolo dell'educazione e della scuola, e dunque di genitori ed insegnanti.
È necessario ed urgente interrogarsi sull'efficacia dell'azione educativa rivolta alle giovani generazioni. 
Se tanto spesso parliamo di tragedie, a trecentosessanta gradi, che riguardano i nostri adolescenti e giovani, è anche vero che tutti loro, fino a prova contraria, sono pur sempre nati da genitori e, da non dimenticare, sono passati nelle nostre aule scolastiche.
Io penso che dobbiamo assolutamente ricominciare a pensare in termini di autocritica; e non per chiederci se avremmo dovuto dare di più, ma per chiederci se, almeno la scuola, non avrebbe dovuto adottare linee diverse.
Mi riferisco particolarmente alla scuola perché la famiglia riveste anche un ambito privato.
È pur vero che la scuola è stata in un certo senso depotenziata; ed un'indicatore di questo potrebbe il basso livello di stima e rispetto, a troppi livelli, con cui si parla degli insegnanti o ci si riferisce a loro.
Ma tornando al tema: siamo di fronte all'amara constatazione che i nostri bambini, ragazzi e giovani sono nati, cresciuti e crescono sotto il segno dei media. Sono i media che, in vario modo e in misure importanti, li crescono, li influenzano, li plasmano addirittura.
Siamo inoltre di fronte all'evidenza che alcool, fumo, droghe e comportamenti violenti o pesantemente pericolosi o trasgressivi sono familiari alla nostra infanzia e alla gioventù che cresce; e influenzano ormai la vita sociale, affettiva, personale.
Fermiamoci. Riflettiamo.
Non saranno certo la scuola del merito o la cosiddetta buona scuola né la slabbrata famiglia amicale che risolveranno questa realtà o apriranno una via di uscita
A meno che non si voglia attendere che accadano catastrofi peggiori dobbiamo fermarci e esaminare a fondo i fenomeni della realtà giovanile che ci circonda.
Già si spara per le strade e per le strade si pestano i coetanei o si cade preda degli spacciatori; non voglio nemmeno pensare a cosa possa accadere a breve, sempre che già non accada, nelle scuole.
Le sempre più frequenti violenze contro i docenti sono già sulle pagine delle cronache.