chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 25 maggio 2013

Insegnare: avvicinandosi per tappe


E' difficile spiegare l'emozione che si prova quando, insegnando, si ottiene il risultato sperato. In questi casi  è come aver raggiunto un traguardo attraverso l'impegnativa tappa di una lunga scalata, un cammino di accostamento graduale.
Le lezioni di letteratura, di cui ho un po' d'esperienza, mi costringevano, prima di poter condurre gli studenti a una comprensione corretta, a seguire quasi sempre, una lunga rotta circolare o meglio a spirale.
I miei ragazzi, che avrebbero voluto  capire in fretta per ottenere un voto, avrebbero voluto andar per le spicce e mi assediavano: avrebbero voluto subito delle definizioni; e da qui le domande: "Ma cos'è il Romanticismo? cos'è il Verismo? Perché c'è un pessimismo manzoniano e un leopardiano e perché sono diversi? Perché realismo e verismo sono due correnti e nello stesso periodo c'è anche il decadentismo?"
Partendo dal loro contesto (o sostrato, o conoscenze pregresse) assolutamente estranei al linguaggio, ai concetti filosofici e alla percezione stessa della complessità, a volte necessariamente ambigua, di alcuni concetti propri della letteratura, non era proprio possibile dare risposte secche; da Bignami, per capirci.
E inoltre io rifuggivo da quelle nozioni-definizioni che loro avrebbero anche imparato volentieri a memoria, ma senza capire.
Per cui prendevo tempo per girare intorno alla questione dipanandola, facendo leggere testi, suscitando discussioni, cercando correlazioni, attualizzando e talvolta scherzandoci un po' sopra.
Ad un certo momento  scattava qualcosa. Uno studente, o una studentessa alzavano la testa dal solito diario su cui per giorni aveva continuato a scribacchiare e istoriato sigle e colori, disegnini e messaggi e tvb, e dicevano: "ho capito!"
E di solito avevano capito davvero. Occorre ammettere che percentuale di successo difficilmente arrivava alla totalità; ma anche chi non riusciva ad entrare in piena sintonia, per lo meno evitava equivoci e soprattutto la banalizzazione di ciò che banale non può essere.

Quello era, anche per me, il momento del sospiro di riconoscimento. E non potevo non sorridere, anche se avrei preferito anche baciare in fronte la pioniera (o il pioniere) della classe.
Dopodiché il pioniere riusciva anche a fare , insieme a me, da sherpa, alleggerendo il mio carico nel condurre verso la vetta provvisoriamente raggiunta i compagni.

Un vertice si può raggiungere mediante una spirale? Perché no?