chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

giovedì 14 febbraio 2013

Benedetto, il papa che se ne va - Pensieri di Mariaserena Peterlin





Il papa si è dimesso e passerà alla storia. Il gesto ha un impatto deflagrante e sgomenta, eppure mi raggiunge come un segno pacato.
Dunque ci si può staccare dal potere, anche quello petrino così spesso discusso, che detiene, per i credenti, le chiavi del regno dei cieli e ha effetti sia spirituali sia temporali. Il potere dunque non conta più dell’uomo che può e deve naturalmente tornare alla sua cenere.
Il segno avvisa anche che il potere non è, non può essere lo scopo della vita e che l’uomo non sempre basta a se stesso.
Come ha scritto Anna Lombroso esiste un’utopia della giovinezza che ammalia tanti piccoli esseri; e insieme a quella forse esiste anche un’utopia della sopravvivenza che attrae chi esorcizza, ingannando innanzitutto se stesso, le logiche della biologia.
Il papa se ne va e sembra indicare, con una mano ora fragile e che vuole tornare alle sue scritture vergate con la stilografica, che invece la vita è anche biologia e potremmo sottrarci alla moda dell’accanimento giovanilistico, antibiologico e antinaturale.
Prima di cedere al tacito, ma vorrei dire tragico, infinito andar del tempo, prima di permettere che un inevitabile e naturale aggravamento della salute fisica infici la libertà di scegliere per sé Benedetto si ferma e, ancora una volta liberamente sceglie, dichiara e descrive pubblicamente come abbia agito in piena coscienza.

Ho pensato a mio padre: non sono riuscita a non pensarci. Non capivo quando lui, vecchio e non più autonomo nel compiere quello che la rigida, orribile burocrazia delle Asl chiama gli atti della vita quotidiana, mi diceva “vorrei morire, che Dio mi chiamasse, la mia vita l’ho vissuta, cosa ci faccio qui?”. E noi a dirgli ma come, sei in casa tua, ti vogliamo bene, devi vivere per mamma. E tante belle parole che non spostavano di un millimetro né lui dalla sua sedia a rotelle né la sua consapevole ed inerme vecchiaia.
Si può avere un animo diverso, si può vivere la vecchiaia in modo accettabile, ma quando le medicine sono il ritmo della tua vita, quando la chimica determina i tuoi stati d’animo, quando l’accanimento affettuoso dei famigliari ti trattiene oltre la sopportabilità, allora è difficile accettare di comportarsi come se il peso fosse equamente distribuito su tutti.
La differenza tra un anziano sconosciuto, amato nel privato della sua casa e tuttavia isolato dai suoi mali, e un vecchio papa che sente consapevolmente diminuire il suo vigore di giorno in giorno, ma che è chiamato alle responsabilità del magistero petrino, non è infinita ma è molto grande e consiste anche nel dover fare i conti con un apparato certamente non mite e che, anche per chi non voglia giudicare, è immaginabile intriso di complesse e ardue dinamiche di competizioni e divisioni.

Recentemente il papa ha pronunciato parole significative durante una visita agli anzianiil bisogno di aiuto è una condizione dell’anziano”. Una condizione, non un periodo breve o passeggero. La Chiesa può essere retta da un timoniere affaticato e non più vigoroso e che ha bisogno di aiuto per se stesso?
Benedetto se ne va e torna ai suoi studi e ai suoi scritti, lascia segnali e messaggi che possiamo interpretare in tanti modi, ma anche in semplicità ed accettando le sue parole.
Le dimissioni del papa non sono più una notizia, sono un avvenimento dopo il quale io penso che nulla, almeno per chi si sente credente, dovrebbe essere più come prima. 

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5 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
(Giovanni)

mercoledì 13 febbraio 2013

La ricerca di sé - di Mariaserena Peterlin


La vocazione che ci chiama ad un tipo di studio, ad una scelta di vita, ad amare qualcuno appare più come un tornare che un andare.
Si torna, o, per dir meglio, si ritorna per essere completi, perché sappiamo che spezzati non possiamo vivere.
Ci si sente a casa in un’aula di Lettere? Io penso di sì, come ci si sente a casa tra le pareti profumate di legno antico delle vecchie biblioteche, come perdendosi nello sguardo o nell’odore di chi si ama, come lasciandoci attrarre da una vita diversa e forse impervia.
Ci si sente a casa tenendo per mano un bambino.
Nasciamo e cerchiamo di trovare la nostra orbita naturale, il nostro movimento intorno e verso; nasciamo per tornare là, verso qualcosa che non sapevamo ci appartenesse ma sentiamo che c’è.
Abbiamo bisogno di libertà per trovare noi stessi.

(Vallo a spiegare a chi pensa che si possa decidere e organizzare tutto verso un fine unico)