chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

martedì 10 agosto 2010

SCUOLA E CREATIVITA' di Loretta Bertoni


Numero 18, 1950 Stampa artistica


Leggevo oggi un articolo pubblicato da Francesco Lizzani per Education 2.0.

Sono considerazioni in margine a un articolo di Antonio Capaccio e mi piacerebbe proporvele. Uno dei grandi temi affrontati da Capaccio è quello della creatività: “La creatività non è uno scherzo. Come forma aperta e dinamica del linguaggio, essa aiuta a comprendere e ad accogliere; ci libera da ogni certezza, ma ci restituisce una coscienza più profonda di noi stessi.” Lizzani concorda che "è su questo terreno che il maestro, mettendosi in gioco “alla pari” con l’allievo, può innescare quel transfert che lo trasforma in, anzi risveglia, il “maestro interiore” del suo alunno.". Perché "trasformare i nostri alunni in autodidatti dovrebbe essere proprio la meta suprema del lavoro magistrale."

Io mi trovo d'accordo: la creatività andrebbe sempre stimolata e incoraggiata dai docenti, che dovrebbero evitare una buona volta di trasmettere saperi preconfezionati e contenuti ormai superati e quindi privi di interesse. La fobia dei programmi è diventata più che mai ridicola. Ci auguriamo un futuro (non lontano) fatto di scuole dove gli insegnanti in primis imparino a usare il "fattore creatività" al posto del vecchio libro di testo. Sarebbe bello vedere un giorno i docenti consegnare una programmazione didattica a inizio anno in cui, alla voce "Materiale didattico in uso", compaia a chiare lettere la scritta: "CREATIVITA' - e ogni mezzo che si renda necessario al momento". Ma la creatività, come la libertà, dobbiamo avercela dentro: siamo sempre noi che dobbiamo dare il buon esempio...

8 commenti:

Serena Peterlin ha detto...

Interessante l'articolo di cui parli, Lory Net!Le tue riflessioni ne mettono in luce alcuni elementi essenziali che ci riportano a un altro post, di Antonio Saccoccio, sul quale abbiamo molto dialogato. http://liberidallaforma.blogspot.com/2010/07/tutti-i-netfuturisti-e-gli.html
In quel post si parlava del Manifesto degli insegnanti (ivi linkato) e qui voglio citarne proprio il punto sulla natura di una scuola per la quale è necessario lottare:
"Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere." e, proseguiva Saccoccio,
"Denunciamo da un lustro almeno il carcerismo di cui è malata la scuola, e in questo siamo evidentemente eredi della potentissima denuncia lanciata un secolo fa da Giovanni Papini. Non ci arrenderemo mai a vedere 30 ragazzi ingabbiati nelle loro orrende celle di 30 metri quadrati, seduti come tanti menomati su insopportabili tavolette di legno."

Che dire? è incoraggiante poter sottolineare queste convergenze che, da riflessioni diverse, ci portano verso visioni che si armonizzano.

Stefano Balice ha detto...

Insegnare creativamente ad essere creativi; questo dovrebbe essere l'interesse di ogni formatore.
Il processo creativo necessita di quello elaborativo; se si viene educati alla rielaborazione creativa di ogni stimolo ricevuto, si impara a Vivere...altrimenti, da bravi animaletti, ci si adatta all'ambiente, senza comprenderlo nè migliorarlo.

Serena Peterlin ha detto...

Sono d'accordo Stefano: "Il processo creativo necessita di quello elaborativo"
Questi rende problematico l'insegnamento che non è, come qualche garrula figura di docente sostiene, risolvibile con l'autostima e la buona voglia di lavorare.
Affiancare i ragazzi a cui si insegna per trasmettergli l'attenzione alla "rielaborazione creativa" è una posizione molto più scomoda del piedistallo a cui il passatismo aveva abituati.

Loretta Bertoni ha detto...

@Mariaserena, grazie di aver riportato le parole di Antonio Saccoccio tratte da quel Manifesto che sarà il nostro orgoglioso punto di partenza, nel tentativo di trasformare la scuola da un carcere a un luogo di vero e vivo apprendimento.
"Non ci arrenderemo mai a vedere 30 ragazzi ingabbiati nelle loro orrende celle di 30 metri quadrati, seduti come tanti menomati su insopportabili tavolette di legno."
Pura poesia...

@Stefano: grandiosa riflessione la tua, concordo con Mariaserena.
"Se si viene educati alla rielaborazione creativa di ogni stimolo ricevuto, si impara a vivere...". Bravissimo Stefano, proprio qui sta il punto. Non indottrinare, non imporre, non blaterare su argomenti che non interessano a nessuno (magari nemmeno a noi), ma proporre, stimolare, suggerire e soprattutto sostenere nelle libere scelte dei nostri ragazzi. A scuola come nella vita. Perché la scuola è parte della vita, la scuola deve essere vita!

Loretta Bertoni ha detto...

Commento di Fermina Daza (che in questi giorni ha problemi di connessione):

Cosa significa insegnare? Io credo che insegnare significhi innanzitutto riuscire a modificare la propria concezione del mondo attraverso l'acquisizione di un patrimonio di idee che prima erano sconosciute. La creatività è l'essere predisposti a trovare o scoprire ciò che non si immaginava nemmeno di poter trovare o scoprire. In poche parole, praticare la serendipity vuol dire tenere un atteggiamento di completa apertura verso la conoscenza di sè e del mondo.
Fermina Daza

Loretta Bertoni ha detto...

Bellissimo commento Fermina. E il bello della creatività a scuola, aggiungerei, è proprio lo scoprire e l'aprire le porte sul mondo ad una ad una insieme ai nostri ragazzi.

Serena Peterlin ha detto...

Una scuola che:
costruisca e non schematizzi
incuriosisca e non sazi di nozioni stucchevoli
affianchi i ragazzi nella ricerca delle risposte
sia sempre pronta a ridiscutere tutto.

Questa è la scuola che valorizza la creatività.
Questa è quella di cui stiamo parlando!
©

Loretta Bertoni ha detto...

...questa è LA Scuola! Grazie della sintesi perfetta Serena!