chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

lunedì 9 agosto 2010

LA SFIDA FA PARTE DEL VIVERE IN CLASSE di Fermina Daza

“Un insegnante di secondaria inferiore o superiore nel momento in cui afferma di mantenere vivo l'amore per il suo lavoro (impegnandosi quindi a non riempire vasi e a non recitare il ruolo della cariatide) sa benissimo che il suo impegno sarà verificato e messo alla prova dalle sue classi che molto spesso lo sfideranno alla prova della coerenza” (Mariaserena Peterlin)

immagine scaricata dal web

La sfida fa parte del vivere in classe, del sentirsi vivi, del reciproco riconoscimento, del rito di passaggio che conduce all'adultità, della trasgressione che è propria dell'inquietudine adolescenziale...
Comincerei a preoccuparmi seriamente se i miei ragazzi non mi sfidassero! Opporsi all'adulto, provocarlo, saggiare la sua coerenza, metterlo in difficoltà, superarlo...non sono segnali ostili, sono suoni di vita pulsante, che vanno colti ed accolti come irrinunciabile occasione di crescita comune. Un educatore biofilo questo lo sa ... perché ha accettato e continua ad accettare mille sfide con se stesso, perché sa che il vero valore della sfida non è il risultato finale ma il percorso di crescita personale che l'accompagna.
Appunto, il percorso di crescita che tende all'infinito ... in questo crede il biofilo! Chi è consapevole del suo percorso di crescita è nelle condizioni di poterlo ravvisare negli altri!

Quanti adulti sono consapevoli di esserlo? Pochi, pochissimi... e i ragazzi si sono stancati di sfidare altri ragazzi mascherati da docenti ... e di perdere sempre, per giunta!

4 commenti:

Serena Peterlin ha detto...

Quanti insegnanti sono consapevoli del peso della loro azione?
Verissimo quello che scrivi Fermina! I ragazzi percepiscono istintivamente la qualità umana del docente.
Qualche ragazzo non riesce a valutarne le competenze, ma sulla personalità non sbagliano.

Loretta Bertoni ha detto...

Certo, la personalità si percepisce in maniera istintiva, non servono tanti preamboli e vendite di fumo! E quanto è bello sapersi riconoscere!

"I ragazzi si sono stancati di sfidare altri ragazzi mascherati da docenti...e di perdere sempre, per giunta!" ...Quoto in pieno Fermina!

Serena Peterlin ha detto...

La sfida che per il giovane è anche trasgressione e misura: un dono saperla accettare, e sapienza pedagogica saperla anche provocare.
Per questo non mi stancherò mai di augurare un bravo insegnante ad ogni ragazzo.
Per questo non smetterò mai di dire che non tutti possono essere bravi insegnanti.
Il bravo insegnante non è infatti quello che non sbaglia, ma quello che affronta anche il suo errore.

Gianni Marconato ha detto...

Concordo in pieno con il senso di questo post e sui due concetti chiave (chiave, per me): 1) la "normalità" (nel senso di opposto a patologia) di certe dinamiche di classe dovute al nornale conflitto di ruoli e 2) l'incapacità di tanti insegnanti di leggere la relazione insegnante-studente se non come un rapporto di potere eludendo, così, la sua mission che è educativa, non di affermazione di potere. Oserei dire che quando un insegnante gioca la carta del potere è alla frutta