A scuola per imparare non per selezionare |
E’ vero, le decisioni annunciate dal
Ministro Profumo, come al solito , cadono franando sulla scuola, senza aver per
nulla ascoltato gli insegnanti. E tanto
meno gli studenti.
Molti insegnanti, dal canto loro, sembrano
rassegnati in partenza, a parte qualche malumore.
La scuola di cui parlano leggi e decreti,
proposte e dichiarazioni dei politici appare sempre meno un’istituzione per i
nostri figli e sempre più un bucintoro burocratico a cui far risparmiare
carburante, o una Costa Concordia pilotata dal solito comandante incline all’inchino
e con vocazione allo scoglio.
I docenti, troppo spesso impastoiati dalle
incombenze di fine anno (ma non solo) non sono ascoltati, ma nemmeno alzano la
voce e tengono la testa china sui prospetti degli scrutini. I loro
rappresentanti sindacali? Flebili voci asservite, per nulla autorevoli.
Francamente, ma io forse
sono una troppo all'antica, di fronte a un attacco così pesante alla scuola,
all'idea stessa di diritto allo studio, al distorcimento (...lo so non esiste
ma lo scrivo lo stesso) , alla mala-istruzione che si profila... insomma i
sindacati della scuola dovrebbero lanciare un’iniziativa forte; il blocco degli scrutini ad esempio.
Vi è poi un’altra questione che mi sembra pesante.
Quella dello “studente dell’anno”, la nuova figura istituita da questo ministro: lo studente meritevole unico da premiare selezionandolo tra tutti e che avrà agevolazioni d’ogni tipo: dai mezzi pubblici all’esonero dalle tasse. Ed anche su questo non si levano voci contrarie.
Quella dello “studente dell’anno”, la nuova figura istituita da questo ministro: lo studente meritevole unico da premiare selezionandolo tra tutti e che avrà agevolazioni d’ogni tipo: dai mezzi pubblici all’esonero dalle tasse. Ed anche su questo non si levano voci contrarie.
Dunque noi insegnanti abbiamo già accettato
che si interpreti la parola "merito" (sulla quale si potrebbe anche
discutere intelligentemente) come un discrimine che selezione i presunti
"eccellenti" come in una barbarica e primordiale lotta per la
sopravvivenza?
Siamo davvero caduti così in basso?
Dove
è finita la scuola italiana?
Il merito sarebbe una qualità che corrisponde alla valutazione più alta che si esprime con un numero, è un valore che separa buoni e cattivi, e dunque portatore di esclusione?
Vogliamo almeno contestare questa interpretazione burocratica che stravolge la didattica e discutere cosa si dovrebbe intendere a scuola per "merito" oppure ci teniamo questa mediocre concezione che potrei anche definire, senza tanti problemi, classista dell'istruzione?
Forse la scuola serve a questo?
E i cittadini italiani, e le famiglie degli
studenti accettano di pagare tasse per avere questa scuola?
1 commento:
Hai proprio ragione, Maria Serena: l'approccio è deprimente...
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