chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 30 giugno 2012

Francesco Consoli: Merito e talenti


Merito e talenti - Un post di Francesco Consoli su:


La questione del valore inteso come qualità di una persona
Il  riconoscimento dei meriti come valore.


dall'album di F.Consoli, in viaggio nella Cornovaglia



1 commento:

Serena Peterlin ha detto...

Tra i tanti pensieri che nascono dalla lettura di questo post vorrei esprimerne uno su questa frase: "Nelle ricerche sociologiche che ho fatto nel mondo del lavoro emerge con sistematicità che una delle ragioni maggiore di scontento è la mancanza di riconoscimento della propria professionalità e del proprio contributo".
Sono stata insegnante e sappiamo che gli insegnanti spesso si lamentano (brutto verbo, ma è così) di non vedere riconosciuto il valore del loro operare. Tralasciando, sarebbe ovvio e fuori luogo qui, il solito discorso sulla inadeguata retribuzione dei docenti, provo a far emergere un altro elemento. Il riconoscimento dei meriti di alcune professioni richiede da un lato sensibilità e cultura, dall'altro molto tempo (alleviamo classi di ragazzi, poi li perdiamo e raramente abbiamo notizie). E' vero, c'è la "misura" ottenibile dal risultato meramente scolastico, ma io la considero parzialmente attendibile. Forse è preferibile non investire nell'attesa di un riconoscimento e procedere nel lavoro quotidiano, fatto in gran parte di capacità di relazione, con sincerità e onestà, ispirandosi anche significative motivazioni personali. Aspettarsi un riconoscimento è un diritto, ma può essere frustrante ed allora il senso del dono, in questi casi, è davvero necessario.
Con questo non giustifico assolutamente la non apprezzatività nei confronti dei “lavori che richiedono una componente "volontaria" di dono impagabile, come l'insegnamento, il lavoro infermieristico e di assistenza”. Anzi, si dovrebbe lottare per ottenerla. Forse questi tempi non sono particolarmente inclini a farlo.