Se il
merito fosse uno strumento per motivare allo studio allora la meritocrazia in
didattica dovrebbe essere obbligatoria.
Ma
siccome per convincere un ragazzo a studiare non basta promettergli che sarà
insignito di medaglie (metaforiche) e buoni voti allora la meritocrazia a
scuola diventa escludente e quindi sia per gli effetti sulla formazione, sia per utilità ed efficacia didattica, sia per una
questione di eticità sociale ha già fallito, fallisce e fallirà.
Chi è
il destinatario dell’azione degli insegnanti? Se la scuola fosse un'istituzione
per i ragazzi tutti buoni e bravi, interessati e studiosi, che amano lo studio
e la maestra o il prof allora la meritocrazia sarebbe un incentivo alla gara
tra bravi; ma nei fatti non è così. Invece anche per sullodati (buoni, bravi,
ecc ecc) la scuola è fase ed esperienza di crescita umana, sociale, culturale in cui confrontarsi
con gli altri: infatti i ragazzi devono crescere insieme, e non crescere
contro.
Per questo servono bravi insegnanti, non giudici di gara, né capi ufficio.
Per questo servono bravi insegnanti, non giudici di gara, né capi ufficio.
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