chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

lunedì 13 settembre 2010

L'INSOSTENIBILE DECLINO DELLA SCUOLA - di FERMINA DAZA


(immagine da web)


L'Italia è un paese che non ha mai creduto fino in fondo sulla promozione culturale e alle possibilità di equità sociale che la scuola era in grado di offrire. La stagione delle riforme in questo senso è quella degli anni '70 e non a caso Illich e Vaneigem scrivono proprio in quegli anni. In Italia gli anni Settanta e Ottanta sono stati caratterizzati dallo stragismo, dai servizi segreti deviati, dall'affermazione del potere mafioso.... Cosa era la scuola in quegli anni? La scuola, come altre istituzioni, era solo un potenziale serbatoio di voti.
Se tanto mi dà tanto, allora, la scuola non funziona perché è stata ed è ancora un contenitore messo lì per contenere questa o quella cosa... di tutto...insomma.
La scuola in Italia non funziona anche perché si investe poco (cavallo di battaglia vecchissimo) e anche perché tutti, dopo aver superato concorsi e SSIS varie, ottengono l'abilitazione all'insegnamento. E l'attitudine alla relazione umana dove la mettiamo? L’attuale sistema di reclutamento dei docenti non dà nessuna garanzia di qualità al sistema proprio perché l’insegnamento è considerato, secondo logiche aziendali, alla stregua di qualunque altra professione. Se le cose stanno così, allora è inutile istituire il ruolo degli insegnanti. Chiunque abbia un’infarinatura o una una conoscenza più o meno approfondita di questo o di quello è in grado di salire in cattedra!
Si potrebbe pensare ad un sistema di reclutamento basato su titoli, esami e… attitudine alle relazioni umane…. ma quest’ultima qualità sembra non essere necessaria in una scuola che si dibatte da anni tra concezione elitaria della cultura e scolarizzazione di massa.

L'Italia è un paese democraticamente giovane come ben sapevano i padri costituenti che elaborarono una carta costituzionale per certi versi pedante ma garantista proprio delle libertà democratiche. L'italiano medio sembra non avere il senso delle istituzioni, sembra non conoscere l’esercizio della democrazia e, soprattutto, pare essere mancante di coscienza politica. Cosa c'entra tutto questo con la scuola? C'entra nel momento in cui quegli organismi di gestione democratica introdotti dai decreti delegati sono stati a mano a mano svuotati della loro funzione e delegittimati.
Bene, se il nostro sta diventando un paese in cui la democrazia sembra essere solo un vuoto contenitore, la scuola non può far altro che promuovere il “pensiero pronistico”…

commenti



  • A te e Lory Bet piace questo elemento.





    • Mariaserena Peterlin Formidabile nota amica mia, esauriente e complessa.
      10 ore fa · ·



    • Lory Bet Concordo in pieno!
      10 ore fa · ·



    • Mariaserena Peterlin
      Il fallimento dei decreti delegati, dei quali ho per ragioni storiche, vissuta tutta la vicenda, è stato causato proprio da quello che tu osservi Fermina: "sono stati a mano a mano svuotati della loro funzione e delegittimati.
      Questione da approfondire.
      :-)

17 commenti:

Andreas Formiconi ha detto...

Mi rammento di quel librino di "educazione civica" che tutti gli anni bisognava comprare, poveri e ricchi, ma che mai, dico mai, nessun professore ci fece usare.

Io cosa ci fosse dietro all'educazione civica l'ho (forse) capito vivendo, piano piano perché sono zuccone.

Invece capii subito che dell'educazione civica, qualsiasi cosa fosse, non importava niente a nessuno.

Peggio, capii che ciò che rappresentava l'autorità poteva fare quello che voleva, per esempio farci comprare un libro e poi ignorarlo. Ci fu così dimostrato che, in alcune circostanze si può dire di fare una cosa e poi non farla.

Paradossalmente, il libro di educazione civica diventava così, di fatto, un'occasione di diseducazione civica!

Più tardi ho iniziato a pensare che quell'istituzione avesse in realtà finalità diverse da quella fondamentale di formare cittadini consapevoli, proprio come dice Fermina ...

Antonio Saccoccio ha detto...

infatti per come la vedo io ormai la scuola intesa così com'è oggi potrebbe avere solo il ruolo di "educazione alla relazione e allo sviluppo delle intelligenze relazionali". e poco altro.

la scuola che indottrina è per fortuna morta (e di questo andrebbero avvisati quegli insegnanti che ancora si sforzano di far diventare gli alunni buoni cattolici buoni marxisti buoni ecologisti buoni ammiratori dei grandi Scrittori e dei grandi Artisti buoni servitori dello Stato e soprattutto sempre perfetti perfetti perfetti perfetti perfetti perfetti opportunisti)

la verità è che solo il termine scuola ormai mi ricorda tutte cose profondamente negative.

no, mi ricorda anche i ragazzi. ma quelli per fortuna con la scuola non c'entrano più nulla. il corpo è ancora imprigionato nella scuola, ma la testa per fortuna è altrove.

p.s. Andreas, anche l'ora di educazione civica non so quanto sia opportuna. Alcune cose forse è meglio apprenderle vivendo e basta. Io sono contrario a qualsiasi persona che mi dica ex cathedra (e quindi in una posizione per forza di cose autoritaria) ciò che devo fare, ciò che è giusto, ciò che è bene e ciò che è male. anarchico puro. forse. o forse vedo ciò che sarà tra poco. e lo spero.

Andreas Formiconi ha detto...

assolutamente, mi sono limitato al fatto in sé

ma anch'io penso che "l'ora di educazione civica" sia un'aberrazione

mi dà noia anche il nome ...

penso piuttosto ad un saper vivere nell'ambiente e nella comunità che si trasmette per osmosi

credo, a dire il vero, che un educatore - espressione anche questa fastidiosamente pomposa - possa far poco più che affiancare con l'esempio, se gli viene, e con la dimostrazione, se gli riesce

a volte penso che forse sarebbe meglio essere un po' attori e, giunti al momento di dover per esempio "spiegare il teorema di pitagora" annasparci invece davanti: "oddio ... com'è che si faceva ... forse così ... che dite ... andiamo avanti così ... no ho fatto una sciocchezza, vediamo un po' ..." riproducendo l'atto dell'esplorare, scoprire e capire la cosa e non trasmettendo la cosa

credo che non esista il trasferimento della cosa, ma che sia un mero artificio funzionale alla gestione di un sistema di potere

Antonio Saccoccio ha detto...

"un mero artificio funzionale alla gestione di un sistema di potere"

esattamente Andreas.

e io non mi faccio braccio armato del potere. soprattutto ormai che ne sono consapevole. proprio mi ripugna.

io ho appreso poco dalla scuola. ma soprattutto non ho appreso ad essere un uomo libero dalle peggiori sovrastrutture. e questo mi basta per capire che la cosa più importante non me l'ha data la scuola. ;)

Fermina Daza ha detto...

Vecchia come il cucco l'idea che la scuola debba insegnare "la convivenza civile" o, come si diceva una volta, "l'educazione civica". Troppo comodo affidare ai docenti il ruolo di educare al rispetto delle istituzioni! E come si educa al rispetto delle istituzioni? Semplice, basta aprire il libro, leggere, spiegare (ovviamente con la solita lezione frontale), chiudere il libro, uscire dall'aula, ritornarci dopo un paio di giorni, interrogare... e il gioco è fatto... E se i ragazzi sono incivili la colpa è solo dei ragazzi... perché in un paese dove tutti gli adulti fanno il loro dovere, la colpa è solo dei ragazzi che non imparano...
Allora, ricapitoliamo:
1) le istituzioni sono a posto perché hanno varato tante belle leggi che dovrebbero far diventare tutti ottimi conviventi civili;
2) la scuola è a posto perché istituisce tanti bei percorsi di educazione alla legalità e così tiene contenta se stessa e le istituzioni;
3) i docenti sono a posto perché progettano secondo la normativa vigente e partecipano ai concorsi e li vincono pure;
4) i genitori sono a posto perché rispettano la normativa sull'obbligo dell'istruzione.

Tutti a posto dunque, no problem!
Beh, se la democrazia è essere a posto, io non so che farmene!
E non so che farmene dei percorsi sulla legalità, sulla pace, sulla guerra, delle belle parole di circostanza!
Come faccio a spiegare ai miei alunni che i politici o i docenti litigano proprio come fanno loro, come faccio a spiegare ai miei alunni che si tratta di questione morale, di questione d'esempio?
Bisognerà che lo faccia.... lo sto già facendo!

Andreas Formiconi ha detto...

sei forte Fermina, non mi sembri per nulla fermina ...

mi garberebbe sapere chi tu sei, accidempolina birbona

magari ti conosco ma sono troppo grullo per arrivarci da me, o forse non ti conosco ... eppure il tuo parlare mi pare noto ...

ma fa lo stesso :-)

Serena Peterlin ha detto...

Fermina alza i veli di un sistema in cui l'ipocrisia si pretende educativa.
Contro tutti i veli io sto con Fermina.
:-)

Serena Peterlin ha detto...

@Andreas sono d'accordo, l'ora di educazione civica è sempre stata un'aberrazione, o addirittura una farsa. Molto giustamente ricordi quanti libri di educazione civica siano stati fatti acquistare per poi non essere mai nemmeno aperti in classe (e per qualche famiglia quei soldi erano e sono un sacrificio).
Quando rievoco certi esempi di docenti (avete presenti quei sentenziosi moralisti che sembrano vigili di quartiere dei vecchi film? o quelle pompose docenti cazzimiei tailleurizzate che si articolano su sussiegose relazioni riciclate e dettano appunti invece di spiegare-dialogare in classe?) mi dico che sono insegnanti di tutto ciò che non si deve essere e non insegnanti di civismo.
Dico di più: ogni insegnante troppo contento di sè ed ogni insegnante che si sente frustrato non è un bravo insegnante.
Sono sentenziosa? Le mie parole graffiano come unghie sul vetro (Antonio a volte me lo fa notare XDD)
pazienza... quando non si mettono le carte in tavola sono i bari a giocare.

Contro tutti i veli!

Serena Peterlin ha detto...

Antonio, io a scuola ho imparato molto; però più come insegnante che come alunna; da alunnaho imparato a rifiutare quella vecchia scuola che si vorrebbe ripristinare: dal grembiule in su e in giù ;)!! (ma tutto questo l'ho tante volte scritto)
Ho anche imparato dialogando coi genitori. Ma... quando ci decideremo ad affrontare la realtà?
Ha ragione Fermina anche stavolta nel suo riepilogo.
Il problema è che spesso si tratta il problema educativo come una pratica burocratica: un bel verbalino e si è a posto! Una bella predica al figlio e si è bravi genitori. Una circolare applicativa e ci si copre le spalle. Un DM e si è ministri che cambiano la storia della scuola.
Omioddioooo!

SVELIAMOLE QUESTE IPOCRISIE! siamo qui per questo.

Andreas Formiconi ha detto...

@Mariaserena a me paiono parole giuste

porto invece nell'anima le ferite inflittemi da grigi trasferitori di contenuti ... quella giacca grigia, quella cravatta, gli occhiali di corno, lo scricchiolìo delle scarpe, in su e in giù, fra i banchi, leggendo la lezione sul Momigliano, grigio pure quello - l'ho battuto nel muro, veramente, nella camera dove son cresciuto c'è ancora l'impronta di uno scarpone ... - l'interrogazione offensiva anche per uno scimpanzé

ma soprattutto le ferite inflitte dagli sguardi avviliti, talvolta umidi, di tanti ragazzi offesi, incompresi

fantasia e immaginazione e fascino per il mondo calpestati

una violenza carnale

ho visto ragazzi portare idee e lavori di genio, trattati con sufficienza o peggio come insubordinati

ragazzi di liceo e anche di università, conversazioni di ore dove mi sono arrampicato sugli specchi per spremere qualche goccia di speranza da un contesto devastante, la certezza di esserci riuscito poco e male

questi sono i graffi che mi fanno male

Serena Peterlin ha detto...

Sì Andreas, questi graffi ce li portiamo dentro, e non smetteranno mai di ferire, li ritroviamo e li riconosciamo insieme agli esempi dell'ipocrisia

Loretta Bertoni ha detto...

Oggi ero a scuola, e vi ritrovo felicemente qui a conversare di cose in cui credo! E' una sensazione bellissima. Forte come i graffi e le unghiate di cui state parlando. Non insisterò mai abbastanza sulla potenza degli sguardi, se solo gli insegnanti imparassero a leggere quelli, invece di tanti libri spesso inutili! Se solo riuscissero a usare i loro occhi, invece di tante parole vuote...E' tutto riassunto in queste parole della nostra Fermina:

"E l'attitudine alla relazione umana dove la mettiamo? L’attuale sistema di reclutamento dei docenti non dà nessuna garanzia di qualità al sistema proprio perché l’insegnamento è considerato, secondo logiche aziendali, alla stregua di qualunque altra professione".

Inutile dire che questa non è una semplice professione, ma una vera e propria missione per chi ci crede. E soprattutto per chi crede nei ragazzi.

Ciao Andreas, sono felice di ritrovarti.

Antonio Saccoccio ha detto...

eheheh grande Fermina.

tutto è a posto, ma non si capisce un caxxo. come mai?

ah già! sono questi ragazzi che sono impossibili, indisciplinati, guastati, rovinati.

da cosa?

non si sa. perchè tutto risulta in ordine.

Antonio Saccoccio ha detto...

sì, la sufficienza con cui ci si permette di guardare ai ragazzi solo perchè li si considera subordinati sempre e comunque. orrore.

agli esami di maturità ho visto giudicare con sufficienza da qualche insegnante molti percorsi che lo stesso insegnante non avrebbe mai saputo concepire.

fino a quando queste indecenze non saranno cancellate, questa scuola sarà peggio di una malattia.

Serena Peterlin ha detto...

@Antonio non mi meraviglio: ho insegnato in una maxisperimentazione, i ragazzi facevano la maturità portando tutte le materie, ma i commissari si scocciavano di dover fare troppi colloqui e siccome non erano al corrente dei programmi chiedevano altro. Ossia chiedevano con grande sussiego quelle quattro cose che loro stessi sapevano.
Un esempio per italiano?
"Mi parli del terzo romanticismo!"
(devo ancora capire come mai non si siano inoltreti al quarto, al quinto...)

Antonio Saccoccio ha detto...

serena, costoro mi fanno pena.

Serena Peterlin ha detto...

Antonio, come forse immagini io non ho pena per gli imbecilli, io li avrei inceneriti sul momento, e a posteriori considero che i danni fatti da gente così siano irrecuperabili.
Come benissimo dice Loretta "questa non è una semplice professione, ma una vera e propria missione per chi ci crede. E soprattutto per chi crede nei ragazzi."
Chi non mette al primo posto il senso della missione non deve fare l'insegnante.