chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

martedì 14 settembre 2010

Quello che siamo, quello che vogliamo - Contro tutti i veli - di Mariaserena Peterlin

CONTRO I "GRIGI" (e non solo) "TRASMETTITORI DI CONTENUTI"!


L’attuale sistema di reclutamento dei docenti non dà nessuna garanzia di qualità al sistema proprio perché l’insegnamento è considerato, secondo logiche aziendali, alla stregua di qualunque altra professione. (Fermina Daza)
Questa non è una semplice professione, ma una vera e propria missione per chi ci crede. E soprattutto per chi crede nei ragazzi." (Loretta Bertoni)
Abbiamo condiviso in tanti i nostri pensieri. Molti amici ci hanno linkati e citati, grazie! 
Questo Multiblog vuole fortemente il dialogo, nasce per scambiare idee e confrontarci. 
Ci dichiariamo, ci distinguiamo e ci esprimiamo apertamente proprio per rispetto verso tutti. 
Basta con le ambiguità, gli untuosi volemose bbene, le  mediazioni fuorvianti.
Avanti dunque con il viso aperto e le parole chiare (e il muso duro solo quando serve a svelare le ipocrisie).
Io ci sono e parlo per me. 
Io ci sono e riprendo le parole nelle quali mi riconosco. 
Mi ha profondamente colpito, tra le tante, la spietata e emozionante analisi espressa in un commento da Andreas Formiconi. Parole su cui riflettere molto bene, ci sono ferite che non si rimarginano; prima di pensare di essere veri insegnanti confrontiamoci con questa frase: 
"porto invece nell'anima le ferite inflittemi da grigi trasferitori di contenuti ... quella giacca grigia, quella cravatta, gli occhiali di corno, lo scricchiolìo delle scarpe, in su e in giù, fra i banchi, leggendo la lezione sul Momigliano, grigio pure quello - l'ho battuto nel muro, veramente, nella camera dove son cresciuto c'è ancora l'impronta di uno scarpone ... - l'interrogazione offensiva anche per uno scimpanzé.





(Mariaserena Peterlin)

2 commenti:

Loretta Bertoni ha detto...

Condivido Mariaserena. Condivido ciò che dici sul post di Andreas, ha toccato molto anche me. E ovviamente condivido tutto il resto, fino a quando non abbatteremo il muro dell'ipocrisia non potremo essere degni di entrare in una classe e guardare negli occhi i nostri ragazzi. Loro hanno bisogno di chiarezza e di onestà, come possiamo dargliela se siamo poco chiari addirittura con noi stessi?

" Io ci sono e parlo per me.
Io ci sono e riprendo le parole nelle quali mi riconosco. "

Benissimo Serena, sacrosanto. Ci sono anche io.

Fermina Daza ha detto...

Il bello delle ferite è che, grandi o piccole che siano, bruciano tutte alla stessa maniera. E il ricordo di quel dolore,sconvolgendo le leggi della rimozione, ci accompagna più vivo che mai, impedendoci di essere grigi trasferitori di contenuti.
Perché, pur se volessimo usarle, certe armi,non riusciremmo mai a premere il grilletto ...
prima che il colpo parta, un dolore salvifico scoppia dentro di noi a ricordare la cravatta, gli occhiali corno, lo scricchiolìo delle scarpe ...
E allora quella lancinante coscienza cerca altre strade... e, mentre immagini lontane balenano nel cervello, la bocca si riempie di parole e il cuore si gonfia ancora una volta di coraggio...
E, superando noi stessi, diciamo quello che avremmo voluto sentirci dire:
"Rompete con l'egoismo dei padri, riconquistate la vostra dignità,fate la rivoluzione pacifica contro gli abusivi e i professionisti della politica, ribellatevi alle caste, alle mafie, alle ingiustizie!"