chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

lunedì 9 agosto 2010

IL NUOVO LOCUS AMOENUS di Fermina Daza

Il bagno è il nuovo locus amoenus in cui i ragazzi si incontrano e, in piena solitudine e lontani dagli occhi indiscreti degli adulti, compiono i riti iniziatici: la prima sigaretta, il primo spinello, la prima scritta sul muro, il primo bacio, il primo appuntamento... Così, agli adulti ingabbiati sfugge quel prezioso sapere di vita che è sapere di libertà…

Ed è proprio nel nuovo locus amoenus che i ragazzi, diventati adattabili alle circostanze, riflettono sui problemi gestionali della scuola. E da quella oralità condivisa nel paradiso metafisico delle piastrelle lucenti, emerge autobiograficamente la consapevolezza della morte empatica degli adulti.

Nei ragazzi vi è in qualche modo la speranza dell’apertura, ma è solo una speranza, non certezza. In molti casi solo una retorica richiesta d’aiuto che non attende risposta. E come potrebbe esservi risposta? Il sentimento della libertà è sempre in partenza e mai in arrivo…. chi non sente la libertà dentro di sé non non ha consapevolezza del futuro né può insegnarlo… I ragazzi non sanno progettare il futuro perché gli adulti non sono davvero liberi…
Troppo spesso la libertà personale viene confusa con la libertà di irrogare sanzioni, provocare, mettere note, incutere paura….Triste esempio di libertà negata …. La scuola, pensata a dimensione di adulti rigidi e convergenti, considera invisibili i ragazzi e li tratta come nullità.

Quanto spreco di intelligenza in una scuola che è capace di leggere solo le coordinate della decima intelligenza, quella talmente evidente da non essere mai stata catalogata. L’intelligenza scolastica che privilegia i secchioni (non me ne vogliano i secchioni, è una scelta anche quella) e codanna chi balla il limbo o gioca al Milionario…(è una scelta anche quella). Una scuola in cui gli alunni sono ingabbiati in una farraginosa struttura verticistica… dal somaro… al secchione…

E’ proprio vero che la vita è altrove…nel locus amoenus dove si può imparare senza star seduti per cinque ore a guardare i soliti programmi.


4 commenti:

Loretta Bertoni ha detto...

Dobbiamo sentirci responsabili delle libere scelte e della libertà stessa dei ragazzi, è verissimo, ma è altrettanto vero che spesso gli adulti stessi non sono liberi per primi. E qui mi ricollego al post che ho inserito più sotto sulle pari opportunità. Che esempio possiamo dare ai ragazzi se noi stessi non siamo in grado di distinguere fra libertà personale e libertà di imporre? O quando non ci sentiamo liberi di portare avanti le nostre idee? Dobbiamo aprire certamente le gabbie scolastiche, ma innanzitutto dobbiamo spalancare le nostre gabbie mentali...

Anonimo ha detto...

E' verissimo che la libertà che offriamo o neghiamo ai ragazzi dipende strettamente dal fatto che noi per primi la viviamo o no.

Serena Peterlin ha detto...

Sì Vittoria, anche perché loro ci inquadrano: e possono amarci o non,possono anche fraintenderci, ma difficilmente vanno troppo lontano nel giudicarci

Antonio Saccoccio ha detto...

"La scuola, pensata a dimensione di adulti rigidi e convergenti, considera invisibili i ragazzi e li tratta come nullità"

ESATTAMENTE.

Questo considerare i ragazzi come beoti mentalmente invalidi è quello che davvero non sopporto.

Quando è piuttosto evidente che la maggioranza dei ragazzi sono meno invalidi di tanti insegnanti...

Occorre una sterzata veemente. Senza alcun indugio.