chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

giovedì 3 marzo 2011

Non è mai troppo tardi, per dissentire: fratelli d'Italia... l'Italia chiamò

Goffredo Mameli
No, non è mai troppo tardi per dissentire dal coro osannante l’esibizione equestre-recitante dell’attore Roberto Benigni che dopo essere passato per un accreditato esegeta della Commedia Dantesca ha scelto un argomento meno impegnativo, ma assai più popolar-nazionale, dilungandosi,dal palco dell'Ariston, in una presunta e discutibile spiegazione dell’Inno di Goffredo Mameli, poeta, patriota e martire del Risorgimento.

Non è tardi perché, anzi, è assai meglio attendere, riflettere, e gustare freddo il sapore della ragione. In queste ore, scesi il sipario e l’attenzione sulle esibizioni iperpagate a Sanreno (e non si vengano a giustificare i milioni con l’alibi che sono stati dati in beneficienza perchè la beneficienza si poteva e doveva fare anche senza passare attraverso Benigni, ed anzi è imperativo non sprecare denaro e sostenere invece la sanità e la ricerca) una domanda è lecita e necessaria.
Che cosa resta di utile di quell’esibizione? Oggi si parla di sabotaggio della legalità, di federalismo fiscale, di eventuali nuove tasse, di fazzoletti verdi sventolati come il vessillo di un battaglione eroico e vincente.  Si parla di altri morti in missione di pace. Si parla di territori devastati da due o tre giorni di pioggia… Si parla dell’accurata e meticolosa pratica diserbante e defoliante che si fa della scuola pubblica. Si parla di minori che scompaiono da casa e che vengono o ritrovati cadaveri. Ma in quale paese viviamo?
Si parla del Nord Africa e di migliaia di disperati in fuga di fronte ai quali si sollecita la  preoccupazione che non ci invadano, ma che vengano fermati. Ma certo fermiamoli, e cantiamogli l’inno di Mameli, forse arretreranno sgomenti e intimiditi. Cosa sono violenza e guerra, fame e stato di profugo a confronto di una bella spiegazione dell’Inno?
Siamo davvero nn paese in cui siamo pronti a inghiottire qualunque minestra mediatica e divorare un po’ di tutto? E tutto siamo in grado di digerirlo senza troppi se e ma? Oppure sono i media che vogliono dare questa immagine e questa soltanto e il cervello medio si assopisce beato tutto obliando?
No, non è troppo tardi per dissentire. Ieri riordinavo le mie sbertucciate cartelline di cartone che contengono ciò che ho fatto negli ultimi anni di scuola: compiti, dispensine, appunti, fotocopie, copie di prospetti degli scrutini, giudizi e tanto altro. Tra le carte è emersa una fotocopia dell’Inno di Mameli: parole e musica, insomma lo spartito completo.Sia chiaro, niente di che e niente di cui vantarsi. Lo avevo dato ai miei studenti che, in occasione di un mondiale di calcio perché era diventato di moda cantare a squarciagola l’inno nazionale senza nemmeno capire quello che dicevano. Tutto qui. Una delle mille cose che si fanno durante un anno scolastico senza presumere di essere per questo docenti doc, ma solo onesti lavoratori . Sicuramente altri docenti hanno fatto cose simili e probabilmente migliori. Sicuramente molte famiglie si sono dedicate ai loro progetti di vita e milioni di lavoratori hanno fatto quotidianamente il loro dovere.
Ma tutto questo Morandi non lo sa e per questo ha affermato commosso e compunto che la “lectio magistralis” (mioddiooooo “lectio magistralis” addirittura…) di Benigni doveva essere fatta vedere a tutti gli studenti d’Italia; e per questo il Miur di Fioroni decise che i dvd della Commedia letta da Benigni (letta e niente di più… non diciamo cose esagerate) dovessero essere distribuiti nelle scuole.
Basta con queste carnevalate. Unicuique suum. A ciascuno il suo (mestiere), cercando di essere tutti utili al paese. Per questo è ora di finirla e di  proporre invece retribuzioni omogenee, eque e paritarie per qualsiasi lavoro e funzione (dal senatore al precario). Basta con le scandalose disuguaglianze sociali ed economiche. 
Perché il Benigni democratico non usa il suo carisma per cause socialmente utili?
Proposta anacronistica? maoista? E perché? Vale così tanto di più un cittadino X su un altro Y?
O non siamo più fratelli d’Italia, stretti a coorte, pronti alla morte chè l’Italia chiamò?
E allora che problema c’è ad andare tutti, ma proprio tutti (presunti geni compresi) al regime di mille-cinque / duemila euro (facciamo anche duemilacento)  al mese?
Fratelli d’Italia,  siam pronti alla morte…. l’Italia chiamò.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mariaserena. Apprezzo il tuo punto di vista critico sull'esibizione sanremese. Anche io ho interpretato tutto il coro di consensi incensanti intorno a questo "evento" televisivo come un segno di certa retorica neopatriottista imperante. Benigni mi piaceva da giovane, fino a Il piccolo diavolo, sebbene come regista lo trovi noiosissimo.
A presto
roberta

Serena Peterlin ha detto...

ciao notanative, è vero; e forse tutti da giovani siamo (o siamo stati) migliori :-)
Effettivamente il neopatriottismo stona; ed è anche difficile considerarlo credibile.