chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

lunedì 1 agosto 2011

PENSIERI DI UNA MOSCA di Fermina Daza



Tutti ci credono stupide e noiose. Beh, diciamo che dipende dal punto di vista… Io e le mie compagne guardiamo le cose dall’alto, un gran vantaggio se si considera che gli umani non possiedono il dono del volo…
Molti altri animali sono provvisti di ali ma nessuno gode della nostra stessa libertà e della nostra stessa forza. Non ci credete? Andate a leggere cosa dice di noi Luciano di Samosata.
Diamo fastidio, lo so, ma come ho detto prima, è una questione di punti di vista…
Da sempre sono ospite degli umani e da sempre mi annoio.
Da un numero infinito di persone ti aspetteresti un infinito numero di parole e di azioni. Ma le cose non stanno proprio così. L’uomo animale sociale? Forse è solo la solita vecchia storia…
Allora, dicevo che gli umani non parlano o parlano poco. Beh, forse esagero. Però sciamano raramente, questo è certo.
A pensarci bene, in tanta noia c’è una cosa che mi incuriosisce.
Gli umani al computer si scatenano di brutto. Entrano in trance quando si trovano davanti allo schermo azzurrino…
È uno spettacolo vederli interagire, commentare, farsi i fatti degli altri….
Sulle piattaforme gli umani si dicono amici. Ma cosa vuol dire la parola amico? Io sono solo un dittero ma intuisco che l’amicizia deve essere qualcosa di importante se gli umani la cercano senza sosta sulle piattaforme colorate.
Io, ad esempio, so che ci sono mosche a Mosca (faccio per dire) ma quelle non sono amiche mie. Se ci fosse Petbook (e forse esiste) potrei contattarle e chiedere loro l’amicizia. Forse avrei qualcuno con cui scambiare idee, perché di tempo libero ne ho anche io… Mi chiedo di cosa potrei parlare con le mosche di Mosca.... Ma perché non parlare con la mosca della porta accanto? Evidentemente non dà le stesse soddisfazioni… Forse dovrei iniziare a considerare che il mondo non si risolve nella mosca della porta accanto e che anche tra una porta e l’altra la distanza si misura in termini di piattaforma…
Bene, tornando a Petbook, di cosa potrei parlare con le mosche di Mosca? Di cose di mosche, ovviamente… Potremmo raccontare che portiamo le lenti a contatto colorate, che abbiamo scoperto di essere immuni al cianuro, insomma, un sacco di fesserie per farci due risate...
Oppure, passando dal faceto al serio, potremmo parlare degli umani e dei mezzi che utilizzano per annientarci. In questo caso Petbook avrebbe un suo senso. Quale senso? Quello di dare voce alla nostra indignazione nei confronti degli stessi umani. Ma la nostra indignazione non nasce su Petbook. Nasce prima di tutto in noi stesse. Al massimo su Petbook potremmo contarci, riconoscerci, ritrovare la nostra identità comune.
Un circolo alquanto lungo e vizioso. Un passaggio in più. Un meccanismo un po’ farraginoso... Io continuo a pensare alla mosca della porta accanto…Potrei parlarci subito, senza fare tanti giri di giostra. Ma intuisco che si è rotto qualcosa e che quel qualcosa è stato riparato con colla virtuale… E' forse il virtuale a dare senso al reale?
Ma passiamo ad altro. E se su Petbook intervenisse una zanzara a chiedere l’amicizia? Le faremmo capire che le cose di mosca sono cose di mosca e le cose di zanzara sono cose di zanzara. La stessa cosa faremmo con le api. Che ronzino nel proprio alveare, quelle lì… Per quanto riguarda i ragni, nemmeno a parlarne… sarebbe la morte… Anche noi, come gli umani, abbiamo i nostri interessi e e i nostri bisogni…
e le nostre camere dell’eco…
Ecco, ora che ci penso, la definizione di camere dell’eco andrebbe bene anche per gli umani.
Non so se noi mosche accetteremmo di condividere pensieri con gli umani, siamo animali troppo diversi. Troppe posizioni discordanti. Noi abbiamo bisogno di sapere che chi ci circonda la pensa come noi, è una questione di identità…. Pensarla allo stesso modo è il miglior anestetico per alleviare il dolore di una vita fin troppo precaria…Ma in fondo credo che sia così anche per gli umani…
A noi mosche comunque, non interessano le discussioni, noi sappiamo volare e su questo non si discute. Se accettassimo l’amicizia degli umani, ci scontreremmo subito su questa faccenda. Noi a dire che abbiamo le ali, loro a dire che hanno inventato le macchine che volano… Tempo perso…




1 commento:

Serena Peterlin ha detto...

Mosca pensante
amica mia volante
i tuoi pensieri alati,
ronzanti e argomentati
mi spingono al sorriso
che indaga il sottinteso.

E' vero amica mosca
pensarla ugual non costa
fa rinunciare a un lievito
di un pensiero ammosciante
e dona l'anestetico
che allevia indisturbante;
e invece di ronzare
pensare e argomentare
si mescola ad un coro
grigio, ma ben sonoro
e il dolore non sente
riposando la mente...

Fatiche risparmiate?
Ohhh ma tante ben piaciate
da esserne pasciute
coltivate e cresciute.

Le Muse? taceranno
sospirando diranno
che le mosche di Mosca
di Parigi o Cantù
son sempre solo mosche
... per non dire di più.

:)
La tua amica mosca riflettente
mariaserena speculante.