
“Dunque se la CGIL proclama un sciopero che suscita perplessità e divisioni mentre i calciatori proclamano uno sciopero e scioperano per davvero, e sembrano abbastanza compatti, che sta succedendo?” prosegue fra sé Perpetua rinfoderando gli occhiali e cominciando a sbucciar fagioli per il minestrone.
“Beh, non è poi così strano”, argomenta fra sé l’arzilla, fedele e concreta animatrice della cucina parrocchiale: “Poter scioperare è, di questi tempi, un privilegio abbastanza esclusivo, un lusso non immaginabile per il popolo che ha già abbastanza ristrettezze da affrontare per poter rinunciare a una giornata di traballante e incerta paga. Dunque, visto che per potersi astenere dal lavoro occorre non essere né disoccupati né precari ed avere da parte qualche risparmio allora lo sciopero è per i lavoratori ricchi? mmmmmm può darsi. Ma se è così allora i calciatori, sono ricchi che lavorano?”
“Ecco,” conclude accendendo il gas sotto la pentola e rimettendosi il pareo a pois rossi intorno al collo, "questo è il vero nocciolo della questione: da quando il calciatore miliardario è considerato un lavoratore? Roba da chiodi. E' tempo di aggiornarsi.”
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