chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 1 ottobre 2011

NUOTO LIBERO

Sala docenti vuota. Per un’ora sarà nuoto libero. Mi tuffo.
Polanyi mi piace, mi piace sentirgli dire che la didattica è un’arte che non può essere specificata nei dettagli e non può essere trasmessa mediante prescrizioni… Già, la didattica è un’arte. E l’artista non conosce ricette da applicare, può solo andare oltre superando se stesso o il maestro, se mai ha eletto qualcuno a maestro.
Considero lo stato dell’arte, quello della mia arte, e mi chiedo quante volte sono riuscita ad andare oltre e se sono davvero andata oltre me stessa. Nessuna risposta. Impossibile per me definire l’infinita sequenza degli atti creativi. Impossibile spiegare la nascita del pensiero, impossibile descriverne il concepimento. C’è sempre un quid che sfugge… La sequenza degli atti creativi è talmente veloce da rendere necessario l’uso di una lingua supersonica. Fantastico su sequenze e frequenze da poter utilizzare ma c’è sempre un quid che sfugge.
Cerco riparo da me stessa nel sano pragmatismo di Pellerey. Niente arte questa volta. La didattica è fatta di conoscenze e competenze che consentono di praticare un insegnamento all’insegna dell’efficacia. Non ne sono proprio sicura ma a braccio così mi pare di ricordare.
Ma il termine efficacia mi rimanda all’andare oltre. Parto. Quest’anno voglio sperimentare la robotica in classe. Ho già una parte del percorso in testa. Al resto penserà la divina scintilla, quella scintilla che non so raccontare.
La sala docenti a poco a poco si riempie di voci e di aroma di caffè. La campanella sta per suonare. Un ultimo pensiero alla robotica, anzi una domanda, la prima di una lunga serie. $$$ per il materiale?
Qui non mi aiutano né Polanyi né Pellerey. Superando la soglia della sala docenti, macino possibili soluzioni:
1) Chiedere a scuola (il fondo del barile è stato già grattato, dovrei accontentarmi del buco…);
2) Chiedere a privati (mmmhhh, sarebbero i privati a non accontentarsi…..);
3) Chiedere a me stessa (portare il materiale da casa. Possibile, anzi, certo…)
Raggiungo la classe, un orizzonte sempre nuovo in un mondo in cui non c’è più nulla da scoprire o un fondo da grattare. Inviterò i ragazzi a nuotare con me. Nuoto libero.

Fermina Daza

2 commenti:

Tikli ha detto...

Buona nuotata,sono sicura che i ragazzi apprezzeranno la novità!:)

Serena Peterlin ha detto...

Bellissimo post, Ino Iamanaka: per me tu racconti l'attimo prima di tuffarsi nel lavoro, la sospensione del pensiero prima dell'atto, il battito della passione per il trasmettere comunicando che è l'arte empatica del vero maestro. Si sentono battere il tempo e il ritmo che daranno vita all'andamento quotidiano che è vita.
Al di là del senso, ben al di là del significato che pure è fondamentale, metti a nudo il colore delle radici e insieme quello, trasparente e dinamico, di un futuro che si fa e si muove.
Emozionante.