chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

lunedì 25 aprile 2011

Liberare l'apprendimento

Scuola prescrittiva/senza alternativa?

Le proposizioni interrogative J espresse da Andreas Formiconi  (e a cui risponde anche …affamati,curiosi,folli… “Ma che cosa vi hanno fatto da piccini? Che cosa ci hanno fatto? Quando eravamo bambini facevamo tante domande. Usciti da scuola siamo terrorizzati di fare domande. Sicuro che vada tutto bene? Come facciamo a produrre poeti mirabili, esploratori coraggiosi, ricercatori brillanti, diagnosti acuti, in queste condizioni? E non stanno forse spiegando a tutto il mondo, i guru dell’economia e della tecnologia, che il futuro della società sta tutto nella capacità innovativa? Come facciamo a innovare se siamo terrorizzati di uscire dal seminato proprio negli anni che dovrebbero essere caratterizzati dal massimo ardimento?”

Proprio così, i piccini fanno tante domande: domande insistenti, curiose, sorprendenti, singolari, destabilizzanti. A volte sono gli stessi genitori a trovarle fastidiose e a  provvedere, tra tv e nintendo a sedare il piccino rompino. Poi completa l’opera proprio la scuola che toglie per sempre, al troppo curioso, il vizio perché il ragazzino domandoso è fastidioso non solo all’insegnante ma anche ai compagnucci perbene (e ai loro genitori prontamente informati). Se lui poi interloquisce è maleducato. Se addirittura interrompe o contesta l’insegnante ed insiste a voler essere preso in considerazione lo si classifica come ipercinetico o affetto da altra patologia e … si chiede il sostegno. No, certamente non si deve generalizzare. Ma a me è capitato che un collega di chimica abbia detto ad una mamma che suo figlio era handicappato perché “non sapeva stare fermo” e “disturbava la lezione”. Lo stesso collega si vantava in consiglio di classe del perfetto silenzio che riusciva ad ottenere in classe e delle “domande a raffica” che lui rivolgeva durante le interrogazioni. Insomma da piccini, e non solo, si perde il vizio di chiedere. A me, tanti anni fa, hanno insegnato a “non far domande chè potresti fare brutta figura…”
Però devo dire che non possiamo crogiolarci nel sangue delle ferite del passato. C’è un pericolo molto spiacevole in agguato ed è quello dell’autocommiserazione. Se da piccini ci hanno condizionato è pur vero che, giunti ad età adulta, e soprattutto giunti nell’età del massimo ardimento si deve reagire e imparare a vedere il mondo e i rapporti umani con i propri occhi. E quindi l’invito ad “uscire dal seminato” è un insegnamento da prendere molto sul serio. Abbandoniamo il signorsì e i bavagli mentali; liberiamo l'istruzione e abbandoniamo le caserme.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao risposta breve devo tornare a lezione.
tra gli stimoli ricevuti dal mio PLE passato c'è stato il ricevere nozioni, elaborarle, sviluppare l'esercizio, farlo bene esserne contenta, e soddisfare anche il prof che con poco sbattimento pensava di aver svolto il suo lavoro in modo proficuo.Non pensava che per me il compito risultava semplice, che avevo bisogno di altro, stimoli nuovi, risposte alle domande che per timore di porle restavano nella mia testa.Ad alcune per fortuna rispondeva mio padre.