chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 6 aprile 2011

DELL'ACQUA E DEGLI ESPERTI D'ACQUA di Fermina Daza

Gli uomini hanno sempre avuto pozzi a cui attingere acqua più o meno fresca e oasi in cui vivere.
E’ anche vero, però, che col progredire del processo di desertificazione, le oasi sono diventate sempre più rare e i pozzi sempre più asciutti. È per questo motivo che i gruppi umani hanno scelto di fermarsi piuttosto che procedere: quale nuova forma di adattamento e di sopravvivenza, la sedentarizzazione è senza alcun dubbio preferibile al nomadismo. E più ci si insedia e più si perde l’innata capacità di spostarsi, più ci si radica e più si dipende dalla profondità del pozzo.
E in un clima di apparente democrazia, il pozzo induce dipendenza e crea bisogni. È questo il prezzo da pagare quando si preferisce sopravvivere in prossimità del pozzo e al bisogno di certezze non si risponde con l’attivazione delle capacità innate ma con la dipendenza da un bisogno che diventa necessità.
Intorno al pozzo ci sono sempre esperti di cose d’acqua, che si specializzano in cose d’acqua, che formano cartelli per proclamare il personale e sacrosanto diritto al controllo delle cose d’acqua. A poco a poco essi stabiliscono regole, fini e mezzi, come se per bere dell’acqua ci fosse bisogno di una qualche ragione e di una qualche legittimazione.
L’acqua è di tutti, ma chi non è esperto delle cose d’acqua vuole soltanto bere senza interrogarsi sulla portata della falda acquifera sotterranea o sui sistemi di captazione e gestione idrica.
E più si beve e più aumenta il bisogno di bere. Così, quando il livello dell’acqua tende a scendere, gli esperti delle cose d’acqua si fanno avanti e trasformano il diritto a bere in un diritto ad accedere ad un prezioso quanto raro bene di consumo. E come tutti i beni, anche questo sarà razionato, centellinato, gestito, distribuito a piacimento dalla casta degli esperti delle cose d’acqua.
L’abbandono della capacità di apprendere i significati da sé e per sé in cambio dell’efficienza della logica degli esperti di cose d’acqua.

2 commenti:

Andreas Formiconi ha detto...

Ah, bello questo pensiero sulla creazione di artificiosa scarsità!
Andreas

Serena Peterlin ha detto...

Piace anche a me, è quasi una parabola; una narrazione simbolica affascinante.
Già la narrazione, è un po' che giriamo intorno a questa idea.
:-)