chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

sabato 2 ottobre 2010

AUTOREVOLEZZA E' MEGLIO di Fermina Daza

Non possiamo nasconderci ai ragazzi che per istinto sono portati a cestinare le caramelle “sospette”.
Non c’è maschera che tenga, perché prima o poi, se la indossi, sarai costretto a toglierla e a mostrarti quale sei.
Per i ragazzi non conta quanto sai di questo o di quello ma quanto sei convinto di quello che dici e di come lo dici…
Nell’attimo stesso in cui incomincerai a parlare, le menti dei ragazzi si sintonizzeranno sulla verità. E non tanto sulla verità della conoscenza ma sulla verità che tu possiedi in quanto profeta dell’autorevolezza, della partecipazione e del piacere di insegnare.
E ogni momento sarà così un momento sacro, una continua cerimonia di iniziazione a cui i ragazzi parteciperanno consapevoli che tu non sei loro amico. Vestito della tua autorevolezza sarai riconosciuto come l’insegnante che deve dirigere e deve guidare…
E potrai anche rimanere zitto o essere addirittura essere assente … per i tuoi alunni ci sarai sempre..

3 commenti:

Serena Peterlin ha detto...

Dalla mia postazione di testimone memorie e accadimenti storici e non potrei elencare una serie di frasi dette dagli studenti. Non mi riferisco solo ai miei,ma a frasi sentite anche fuori scuola o da figli di amici.
Colgo l'occasione per una piccola parentesi; chi come me vive nelle aree metropolitane (anche periferiche) sa bene che i ragazzi oggi sentono pochissimo il timore reverenziale e l'ipocrisia: parlano, si esprimono, addirittura provocano. Non c'è bisogno di farseli amici: sono loro che affrontano l'adulto e che dicono quello che pensano.
Forse un confronto pacato di esperienze potrebbe chiarire anche questi punti.
Chiudendo la parentesi e tornando all'argomento ecco qui alcune delle frasi-giudizio sui docenti:
- Severo, ma giusto
- Antipatico, ma preparato
- Fa il simpatico, ma non sa la materia
- E' uno che ci crede
- a volte fa casino alla lavagna, però ci scherza anche lui
- E' un/una str... (qui ometto ma è chiaro)
- Se gli chiedi una spiegazione ripete le stesse parole che non avevi capito
- Se gli chiedi una spiegazione rimane in classe e ti fa capire le cose
- Interroga a tradimento...
- Quando spiega gli/le brillano gli occhi


Insomma, potrei continuare, ma il concetto è ormai chiaro.
Fermina hai espresso benissimo il concetto, "Nell’attimo stesso in cui incomincerai a parlare, le menti dei ragazzi si sintonizzeranno sulla verità. E non tanto sulla verità della conoscenza ma sulla verità che tu possiedi in quanto profeta dell’autorevolezza, della partecipazione e del piacere di insegnare.
Non essendoci nulla da aggiungere, ho solo provato a documentare.

Fermina Daza ha detto...

E' evidente che i sistemi rigidi siano da rigettare come è da rigettare il principio del "laissez faire".
Il problema di fondo è trovare un accordo su cosa debba essere considerato "regola".
Dato come presupposto il fatto che non si possa educare senza regole, bisogna che, per essere valide, tali regole vengano applicate con coerenza, equilibrio ed esempio.

Antonio Saccoccio ha detto...

grandissima pagina.
da lasciare così e non toccare.
chapeau