chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 16 gennaio 2008

Il futuro della scuola - Una nota antipatica


In Ialia si sono dimenticati di progettare la scuola?
Facciamo una semplicissima ipotesi per immaginare e prevedere quanto potrebbe realisticamente accadere entro i prossimi 4-6 anni nella scuola elementare dell’obbligo.
Partiamo dalla realtà delle contestazioni a Letizia Moratti (ex Ministro della Pubblica Istruzione) per le nuove regole realtive alle iscrizioni nei nidi e nella scuola materna del Comune di Milano
Integriamo i dati suddetti con una elementare riflessione sulla situazione parallela nelle scuole private e nell’asilo famigliare (quello gestito da giovanili nonni sull’orlo di una crisi da prestazioni extra-età).

Andiamo con ordine.
A)Prendiamo a riferimento 2 graduatorie (scelte casualmente) di bimbi ammessi nel comune di Milano zona 1 (centro)
I esempio : 9 domande: ammessi 5 di cui 3 con cognomi stranieri 2 italiani. Non ammessi 4 italiani
II esempio: 18 domande: ammessi 11 di cui 5 con cognomi stranieri 6 italiani. Non ammessi 7 italiani

B) Abbiamo un totale di ammessi 18 ammessi di cui 10 bambini non italiani e 8 bambini italiani

C) Solitamente gli ammessi precedono i non ammessi anche in considerazione di un reddito più basso (deve essere presentata “dichiarazione ISEE del nucleo familiare utile al fine di ottenere un punteggio più favorevole in graduatoria e calcolare correttamente il contributo relativo alla refezione scolastica” (CIRCOLARE n.20 del 17 dicembre 2007)

D) Gli 11 bambini italiani non ammessi probabilmente frequenteranno le scuole private (o i nonni) e vivranno in una realtà famigliare o scolastica a cui i piccoli non italiani o con situazioni economiche svantaggiate non hanno motivo di accedere.

E) I 18 bambini ammessi appartengono necessariamente a realtà socio-culturali caratterizzate da; richiesta di integrazione, eterogeneità, reddito medio o basso; può inoltre accadere che la loro situazione famigliare sia di svantaggio o con difficoltà. Ed è sacrosanto favorirne ancora di più l’integrazione.

Abbiamo dunque : 18 bambini “comunali” e 11 “privati”.
Perché gli 11 bambini “privati” sono stati esclusi? Perché le loro famiglie pagano tasse più alte?

Quando questi mini-scolari confluiranno insieme nella scuola dell’obbligo, dove finalmente tutti potranno avere libero accesso, si formeranno nuove classi nelle quali alcuni (i comunali) chiederanno probabilmente di essere ammessi rimanendo ancora insieme, nelle stesse classi (col gruppo di origine) mentre gli altri, di necessità, entreranno … casualmente ed in ordine sparso.
Il nucleo, il nocciolo della classe sarà dunque formato da un gruppetto di bambini con esperienze simili e affinità varie, mentre tutti gli altri dovranno integrarsi.

Questo non va. Tutti i bambini hanno diritto al nido e alla scuola. Tutte le famiglie hanno esigenze di lavoro. Tutti i cittadini sono uguali e con gli stessi diritti. Perché accusare Moratti di togliere il nido e la materna solo quando questo accade a famiglie non in regola e non regolarizzabili? Perché si omette di ricordare tutti gli altri (circa un terzo) che non hanno avuto accesso al servizio comunale?
E perché non si valutano le conseguenze socio-affettive e didattico-pedagogiche, già problematiche, dell’attuale situazione che è già in evidente equilibrio molto precario?
Ci troviamo a rimpiangere la scuola postunitaria del libro Cuore, e in particolare la classe del protagonista, Enrico dove sedevano negli stessi banchi il figlio del carbonaio, dell’avvocato, del ferroviere, dell’impiegato, del muratore. E dove perfino l’infame Franti aveva il suo posto tra i compagni.
La scuola postunitaria ha riconosciuto diritto alla scuola elementare per tutti.
E siamo fermi ancora là.
Infatti non abbiamo ancora ottenuto che lo stesso diritto sia esteso alle materne e ai nidi in favore di tutte le famiglie che ne facciano richiesta. Ma quanto, da allora è cambiata la società, la vita delle famiglie e il ruolo femminile?

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