La discussione sulla pratica dell’insegnamento dell’Italiano L1 ha avuto l’effetto di una cartina di tornasole. Costatiamo di avere un grosso problema che però non ha, ormai è evidente, la connotazione attribuita dai media, né quella che lamentano i genitori o che l’esasperazione motivata degli insegnanti fa esplodere anche concitatamente.
E’ emersa un’ipotesi diversa e ben più inquietante: esiste una strategia. La mette in luce un appassionato intervento di Gianni Marconato che riferisce e commenta una discussione aperta nel Ning La scuola che funziona sulla didattica dell'Italiano con un brillante intervento di Antonio Saccoccio e sul progetto di una scuola per il futuro a cui stiamo lavorando.
Aggiungo dunque qualche considerazione su un’ipotesi di reazione.
Aggiungo dunque qualche considerazione su un’ipotesi di reazione.
· La realtà comunicativa attuale è cambiata così velocemente che è difficile per tutti i non giovani relazionarsi al cambiamento
· La crisi culturale è anche crisi politica e politica dovrebbe essere la soluzione, ma la gestione di questa crisi è in una fase delicatissima esposta ad abbordaggi e interessi non dichiarati e non lascia prevedere, allo stato attuale, svolte intelligenti ed illuminate.
· Chi descrive come disastrosa la situazione fa riferimento a un genere di vecchie competenze passatiste e comunque anacronistiche, ma soprattutto fornisce subdoli e apparentemente inoppugnabili strumenti contro la classe insegnante che viene pesantemente svalutata. (cui prodest?)
· La classe insegnante subisce e mostra oggettivamente logoramenti di vario genere ed origine, ha punti di debolezza vistosi, non reagisce e quando lo fa si aggrappa al passato peggiorando la situazione.
· Le famiglie ( questo è un punto dolentissimo) che leggono e ascoltano gli allarmanti bollettini sul fronte della disfatta linguistica, o di altre discipline, sentono minacciato seriamente il futuro dei loro figli. Sintomatica è la frase che tutti abbiamo recentemente letto : “che futuro possono avere questi giovani che non sanno l’ortografia?”. Inoltre sono sbandierate anche altre diagnosi: la povertà lessicale e sintattica dimostrano disagio mentale, ignoranza, incapacità di relazione, esclusione dal mondo produttivo. È ovvio che tutto ciò generi panico e rabbia nei genitori che subito puntano il dito contro la scuola pubblica. È ovvio dunque che il dialogo GENITORI-SCUOLA sia sabotato pesantemente e ormai quasi impossibile!
· Quale altro termine di paragone, quale modello di scuola, più rassicurante e efficace hanno infatti in mente i genitori? Naturalmente quello della stessa scuola che hanno frequentato loro. Stimando dunque che i genitori abbiano un’età adulta compresa tra i 30 e i 55 anni circa dobbiamo risalire all’incirca alla scuola del periodo tra gli anni 60 e gli anni 80. A questo punto le famiglie chiedono un ritorno ad un modello didattico-formativo del passato che, così come ha educato e formato loro presumono possa tornare utile ed efficace anche ai figli.
· L’alternativa insinuata, allora, è una “privata” anche perché è la stessa ministro che sottolinea in ogni occasione possibile che occorre elevare la qualità della scuola pubblica (sottintendendo che è insufficiente) non fa mancare lodi alla privata
· E infatti cosa propone la politica Miur&Gelmini attualmente per dare il colpo di grazia alla Scuola Pubblica?
a) Un oscuro e generico ritorno al passato (dal grembiule in su)
b) prove di verifica della validità dell’insegnamento nella scuola pubblica, ma basate su competenze omologate, uniformi, validate da Organismi esterni alla scuola e conformate a un modello culturale obsoleto.
Da un lato una scuola potata, tagliata, svilita e, permettetemi il termine, sputtanata da media e opinionisti.
Dall’altro lato una task force (MEDIA+MIUR+PRIVATI) sostenuta da una parte di opinione pubblica fortemente orientata e suggestionata dal potere politico-mediatico e che ormai apertamente chiede la testa della scuola pubblica.
Che fare?
1. Svelare questa trama perversa è la prima cosa.
2. Delineare e dare evidenza al lavoro della SCUOLA CHE FUNZIONA e delle nostre proposte, delle nuove idee che dimostrano come sappiamo entrare in sintonia con i nuovi tempi e i nuovi bisogni del mondo giovanile.
3. Rendere chiaro che una riforma che non viene dal mondo della scuola sarà una inevitabilmente contro la scuola e contro gli insegnanti e quindi contro i cittadini. In altre parole sarà anche una riforma contro il diritto allo studio e contro la democrazia e la libertà.
4. Parlare, dialogare, diffondere il messaggio alle famiglie.
Possiamo e dobbiamo ancora tentare questa strada. Genitori e studenti devono e possono comprendere e valutare le conseguenze di questa manovra che è contro la scuola, ma soprattutto è contro i cittadini e il futuro dei giovani cittadini. E’ una manovra che crerebbe nuove caste e nuove esclusioni sociali, che svaluterebbe per decenni la nostra cultura. La collaborazione è vitale.
5. Occorre dunque ribaltare la logica scellerata che ci viene imposta e mettere in chiaro i termini della questione. Proviamoci.
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