chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 28 settembre 2011

"I" ed "R"





Dieci anni fa così scriveva un dirigente scolastico.
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il “forum” didattico da lei voluto e organizzato sapientemente, mi ha riconciliato con la didattica vera e con lo spirito e la sostanza della scuola dell’autonomia.
Se il prossimo presidente del consiglio ha parlato delle tre “I” , internet – inglese – impresa, per la scuola del terzo millennio, lei ha risposto con la scuola delle tre “R”: ricerca - risorse umane e strumentali - Responsabilità.
Durante i novanta minuti trascorsi nella sua II B, ho potuto apprezzare che il docente ha ancora la possibilità di porsi come punto di riferimento capace di suscitare curiosità intellettuali.
Sono rientrato in ufficio con l’animo sereno dopo molti mesi di affanni e di preoccupazioni, finalmente riconciliato con la vera scuola che deve offrire opportunità a tutti e a ciascuno.
È quanto mai opportuno “ripartire” da qui con i colleghi del consiglio di classe, lasciare che le occasioni mancate si traducano in “progetti” futuri.
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Dieci anni fa così rispondeva una docente.



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Ho colto pienamente il significato delle “occasioni mancate” e a questo proposito credo che tutti noi siamo chiamati ad approfondire la riflessione sui diversi stili di insegnamento e sul contrasto stridente di questi ultimi all’interno del consiglio di classe. Credo, inoltre, che dovremmo porci ulteriori domande sugli stili di apprendimento non solo degli alunni ma anche dei docenti. Il rischio sempre in agguato è quello di proiettare i nostri bisogni sui ragazzi e di percorrere strade che appartengono solo a noi, al nostro vissuto, e non ai bisogni e al vissuto degli alunni.
Cosa dire poi degli affanni e delle preoccupazioni che a quanto pare sono fedeli compagni di viaggio? Personalmente non posso che rammaricarmi per la sua decisione di gettare la spugna. Ne posso però intuire le ragioni ed i motivi più evidenti.
Spero sinceramente che voglia ritornare sui suoi passi anche se mi rendo conto che nella vita si è spesso costretti a valutare il rapporto danno-beneficio.
Credo di aver espresso, sia pure in maniera fortemente sintetica, quanto è nella mia mente a proposito delle situazioni conflittuali, situazioni in cui la comunicazione di tipo emotivo esige la messa in gioco dell’hic et nunc.
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Ripartire dalle tre “R”?



Fermina Daza

3 commenti:

Serena Peterlin ha detto...

Dal dentro della scuola ho visto dilagare almeno 3 "P": Progetti-prosciutto (cfr http://notesolocellulari.blogspot.com/2011/09/numeri-e-prosciutti-di-fermina-daza.html) Potenzialità-spente e che avrebbero invece potuto fruttificare (cfr Vittoria Patti in http://chesifaprof.blogspot.com/2011/09/abbasso-gli-stereotipi.html#comment-form) e Pedissequo ossequio anche alle più ottuse costumanze & ordinanze.
Dal di fuori vedo che nulla cambia. L'appassionato amore al lavoro di insegnante che apprende è dote di pochi.
Le tre "R" significherebbero anche Rinascere. Lo spero, perché voglio credere nel futuro.

Gianni Marconato ha detto...

Sai Maria Serena che le tue considerazioni,soprattutto le 3 P, mi porterebbero ad avere un atteggiamento realistco verso la scuola e dire che non c'è nulla da fare; si, la nostra scuola è la scuola delle 3 P. Un continuo lottare, un gran daffare, ma rimaniamo sempre, immobili. Ma, poi, vedi tanti (anche se pochi) insegnanti generosi, riflessivi, aperti ed ancora un po' di speranza la mantieni aperta e speri che la scuola delle 3 R prenda il sopravvento. Ma la speranza è sempre più flebile.

Serena Peterlin ha detto...

Sono, Gianni, problematiche e difficoltà oggettive e che fondamentalmente condivido e conosco; e tuttavia dobbiamo ammettere che il mestiere di insegnante (specie quello che lavora nella scuola pubblica) è uno dei pochissimi che conserva un margine di libertà e autonomia anche a livello personale e professionale. E allora mi chiedo (ma non da oggi, intendiamoci) come mai non sia possibile che i generosi, riflessivi, aperti e così via, non si facciano sentire un po' di più e, invece di cercare consensi del tutto legittimi non considerino che un lavoro ben fatto è comunque un lavoro dovuto e che l'attenzione va spostata sullo studente. Recentemente mi sono tolta da un gruppo di Insegnanti fB, a cui senza nessun merito mio ero stata iscritta, perché sono sempre più convinta che una scuola non possa funzionare come un, per quanto stimabile e del tutto apprezzabile, club in cui "si parla tra di noi". Spesso mi chiedo perchè non sappiamo dare una maggior voce alla scuola vera, e non a quella che litiga per l'orario di servizio, per scegliersi gli studenti, per lamentarsi di quello che non funziona. :)