chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

martedì 8 novembre 2011

Insegnare per rasserenare - di Mariaserena Peterlin

Penso al lunedì: un giorno per ricominciare. A scuola giorno della ripartenza: non meno faticoso che altrove. Però qualcosa scattava quando sul marciapiede dell'Arangio R. avvistavo gli indecisi no, oggi non entriamo o sentivo le risse verbali sulle sorti della Roma o della Juve. Qualcosa iniziava a farsi strada, nei miei pensieri, se vedevo stracchi colleghi senza un perchè caracollare verso gli scalini o le colleghe, beate loro, pimpanti in tailleur e messimpiega fresca ticche-tacche sgonnellare nei corridoi.
Era allora che sorridevo e spolveravo il cuore e la gola per trovare qualche nota ben accordata ed entrare in classe.
Una volta chiusa la porta dell'aula tutto cambiava. Il senso del viaggio e dell'esperienza di vita mi invadevano; mi sembrava di ricominciare un cammino che nessuno aveva diritto di interrompere. Mi sembrava che tutto potesse essere superato e che la nuova tessitura ben ordinata stesse per iniziare. A volte le interruzioni arrivavano con i ragazzi ritardatari o le circolari incomprensibili. Piccole noie trascurabili, come quelle che infastidiscono qualunque lavoro. 
In quell'alchimia io credevo; in quella euforia di rimbalzi e rimpalli di pensieri che si genera quando le menti si incontrano e i sentimenti si accostano senza lasciarsi palesare.


Credevo anche in una mia pragmatica utopia: avrebbero comunque appreso qualcosa da me, non li avrei lasciati esenti e indifferenti, e anche se non coinvolti, non li avrei tuttavia lasciati immodificati. 
Almeno un pensiero, un dubbio, una reazione la avrei suscitata. 
Altrimenti perchè sarei rimasta là, in aule appannate dalla polvere e dal sudore, a spiegare per lunghe ore mentre la voce si incrinava e le speranze si impennavano in una ansia crescente? 
Perchè coltivare l'illusione che far scoprire in sè strumenti e talenti possa rasserenare e rendere più forti, e non far pensare solo alla scadenza del pagellino?
La scuola può essere anche poesia. Armonia. E confermo.

2 commenti:

Tikli ha detto...

Riflessioni molto tenere,mi piace davvero molto leggere di professori e professoresse come voi che buttano nel cestino "l'etichetta"(intesa come l'immagine a cui istintivamente rimandiamo noi studenti quando udiamo la parola "professore") per dimostrarsi innanzitutto persone,esseri umani con aspettative,progetti e persino timori e dubbi,vere e proprie guide per i ragazzi,ancora innamorati del proprio lavoro...Grazie.:)

Serena Peterlin ha detto...

Grazie Tikli, difficile risponderti senza cedere, ancora una volta, alla tentazione di lasciar parlare il cuore. Ti mando un affettuoso pensiero. :)