chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

domenica 4 dicembre 2011

AUGURI pres Monti? anche no.


affetti vs il potere forte?
Arriva la manovra Monti preceduta da una serie di anticipazioni. E i soliti noti preparano il terreno perché sia accettata proprio da chi (il popolo ex-sovrano) sarà chiamato a pagare e già paga pesantemente.
Dicono infatti che la manovra dev’essere assolutamente approvata. Altrimenti l’Italia fallirà, ci ammoniscono sciorinando dati, previsioni, e statistiche ben chiosati da Merkel e Sarkozy.E a noi non resta che piangere? Non è detto. Dovremmo cercare di capire meglio quanto sta accadendo. Ci sono considerazioni tecniche che hanno un peso indubbio, ci sono realtà che non possiamo ignorare, ci sono anche tensioni populistiche (forcaiole? boh, non vorrei essere così corriva) che vanno all’arrembaggio del consenso (e qui mi par di intravedere, non troppo defilati, anche di Pietro o la Lega) ci sono anche tante belle e serie spiegazioni. E va bene. Però mi pare di intravedere anche un meccanismo, e qui mi vorrei tanto sbagliare, che sembra voler indurre intenzionalmente soggezione e timore nel comune cittadino ossia nella persona che si occupa del suo lavoro ed è costretta a dedicarsi ai propri problemi quotidiani, ma non ha competenze specifiche di economia-politica-finanza.
In compenso il comune cittadino paga, come s’è detto, e paga e paga da anni.Tento di spiegarmi meglio: la soggezione ci viene indotta con lo sciorinare di dati tecnici; il timore mediante una serie di previsioni più o meno attendibili, che ci dicono, in poche parole, che lo tsunami sta inevitabilmente per colpirci e quindi dobbiamo mollare tutto e salvarci rimanendo nudi e crudi, però con un tozzo di pane in mano. A me sembra, infatti, che accettando le premesse, per di così, “europee” non rimanga che il tozzo di pane. In realtà non siamo soli: viviamo e dialoghiamo con tante persone, e sappiamo tutti che non capita di incontrare facilmente chi abbia tanta fiducia nella manovra ormai decisa da augurare buon lavoro a Monti. Noi “gente” abbiamo infatti la netta certezza dell’imminente arrivo di una batosta più grossa delle altre e non abbiamo fiducia che questa batosta sia davvero risolutiva. Anzi. Ma c’è un altro aspetto. L’attacco ai già pensionati viene sferrato sia con il blocco delle pensioni sia con l’aumento quotidiano del costo della vita. Ed ancora non basta. E’ stato scatenato un attacco pesante alla generazione pensionata perché è evidente che esiste (ed è stato generato e fomentato) una contrasto astioso con la generazione giovane e precaria. I trenta-quarantenni attribuiscono agli attuali pensionati la responsabilità della catastrofe odierna, li accusano di aver avuto chissà quali privilegi e di essere un peso alla società perché. Nessuno, invece, dice più che molti pensionati hanno pagato fino a quaranta anni di contributi corrispondenti anche al 40 o 50% del loro stipendio; e la domanda dovrebbe quindi essere: dove sono finiti tutti quei nostri soldi? Questo è il vero problema. Torniamo all’insidioso conflitto generazionale: guardiamoci intorno, leggiamo quello che accade e vedremo che non si tratta del fisiologico atteggiamento già noto come il contrasto tra generazioni che si avvicendano,  chiediamoci dunque: perché un antico e consolidato patto generazionale, fatto di tradizioni, di cultura famigliare, di solidarietà, di mutuo affetto e rispetto viene di fatto messo in discussione? Perché i giovani pensano che i non giovani siano non solo un peso, ma addirittura dei parassiti privilegiati? A chi giova tutto questo? Nessuno desidera le sommosse di piazza, e meno di tutti chi ha vissuto trasmettendo, con i fatti e l’impegno, valori e pensiero democratici. Tuttavia non basteranno le parole ad evitare che la situazione peggiori quando non solo il futuro continua ad essere sempre più precario, ma ci arrivano messaggi definitivamente scoraggianti e la  contrapposizione tra generazioni si rafforza . Una volta innescato un processo di questo tipo, una volta incoraggiata la lotta tra poveri, una volta disintegrato il tessuto sociale e culturale cosa potrà accadere? Scrive Giuseppe Turani sulla sua pagina di fB: i tecnici sono indispensabili;  ”Mille deputati, va detto una volta per tutte, non rappresentano il popolo ma quei 4-5 signori che li hanno nominati. Si tratta di un parlamento ridicolo e che non rappresenta nessuno.” Brutta notizia. Nemmeno a me e molti altri piace questo Parlamento, ma chi (a destra, al centro e a sinistra) ha scelto le liste dei candidati, chi ha fatto eleggere questi deputati, chi dirige i lavori del Parlamento?
E perché gli opinionisti hanno avvertito solo adesso chi li legge ed ascolta che il Parlamento era diventato inutile e ridicolo e dunque, potremmo concludere, ridotto a fantoccio insieme alla democrazia che dovrebbe rappresentare?
Non siamo stati noi, popolo di cittadini quotidianamente alle prese coi problemi, ad aver deciso come e perché tutto questo potesse accadere. E se le ragioni della giustizia sociale non saranno interpretate in modo illuminato è difficile immaginare una soluzione senza conflitto.
Allora la legittima domanda: è un conflitto, che sarebbe subito strumentalizzato, quello che si cerca di indurre?
Le generazioni dei pensionati attuali e precedenti hanno già dato e pagato. Mio padre, ad esempio ha pagato quando fu spedito in Russia dal regime fascista, quando ha lavorato oltre quarant’anni e poi è morto, pensionato. Un peso per la società? Parliamone. Io sono andata a scuola a 5 anni, a ventidue ero laureata, a sessanta pensionata. E adesso, se non crescessi i nipoti, i miei figli non potrebbero lavorare (da precari laureati). Siamo di peso?
Di solito non dico né “io” né “mio” perché siamo in tanti in questa situazione. Ma vogliono farcelo dimenticare. Uniti si combatte mentre soli si perde. Questa è la differenza.
Ed è questo che non si vuol far capire. Anzi, forse si è capito: ed è questo probabilmente, uno dei motivi per cui si tentata di mettere i figli contro i padri. Una volta rotto questo legame saremmo davvero finiti.

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