chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 29 dicembre 2010

Scuola - poesia di Mariaserena Peterlin

Per Simona e la sua classe (e i miei ragazzi)


Non so tutto
e non l'ho mai saputo.
E quel poco o quel molto
ho insegnato.

I tuoi occhi
una luce che, accesa,
mi seguiva e spingeva
a parlare.

Come un semplice filo
di lana leggera
e tramata:
una voce, la mia.

E in quell'aula
due finestre e tre file
di banchi;
e pareti a racchiudere il tutto.

Uno sguardo 

il tuo, fisso ed attento
ed il cuore che dice: continua
parla ancora e non lo perdere il filo
Questo è l'attimo
in cui tutto ha il suo senso
in cui tutto
puoi ancora spiegare.


È il momento in cui
il cerchio si chiude,
se ti fermi son solo
parole. 

Non ci sono denari
e interessi:
tu lo fai
lo faresti per niente

E' il tuo tempo
e il tuo studio:
in quei cuori
tutto quanto tu vai a riversare.

Solo questo
e nient'altro
è insegnare.

venerdì 17 dicembre 2010

LE NON-LEZIONI di Fermina Daza


Pensavo di parlare del valore attribuito ai riti di iniziazione e di passaggio ma Pinocchio mi ha suggerito che forse era meglio occuparsi delle non-lezioni.
Guardiamolo bene il nostro Pinocchio. Con aria di sfida attende che dall'alto gli venga rivelata l’ennesima ed inutile gran verità. Il Grillo-parlante, la Fata, la Lucciolina, distanti dal suo mondo e alcune volte anche fuori tempo, seguendo un copione fisso, assimilano la ribellione a colpevolezza manifesta, puntano il dito contro l’infrazione vera o presunta, profetizzano la “giusta” punizione che si abbatterà sul reo.
Ci siamo: ecco celebrato il rito dell’educazione che cala dall’alto, il rito che prevede l’imposizione di regole fisse ed oscure, da accettare così come sono.
A Pinocchio “gabbamondo” non interessano queste verità e tanto per gradire - zac! – fa fuori il Grillo-parlante. Fuori uno, mors tua, vita mea… ma lui non credeva nemmeno di colpirlo…
Il burattino, già fin troppo umano, è uno che non si riconosce nella verità fatta di regole astratte, lui è uno tosto che trasforma in virtù l’esperienza fatta per “strada” e solo con quell’esperienza vuole conoscere.
Impossibile educarlo, allora, è perso per sempre.. il gabbamondo non accetta lezioni da nessuno. Eppure qualcuno riesce a metterlo nel sacco, basta non fare prediche. Con aria sorniona il Colombo divide le sue vecce col “terribile” e poi vola via senza farsi ringraziare. Il volatile è sceso silenziosamente a quota zero e altrettanto silenziosamente è ripartito. Una perfetta non-lezione che l'esperienza di strada è in grado di riconoscere. Bella mossa, Colombo! E’ una questione d’esempio.
Pinocchio si è autoeducato lontano dagli adulti e lontano dalla scuola. I riti di iniziazione li ha vissuti in completa solitudine o in compagnia di Lucignolo. Ma la sua è stata una scelta…

martedì 14 dicembre 2010

Natale e/è tempo per il bambini? di Mariaserena Peterlin


Natale, riflettere sul tempo dei bambini.

È anche troppo ovvio pensare al Natale come a un tempo dei bambini e a loro dedicato.
In realtà il tempo delle feste natalizie significa vacanze, quindi scuole chiuse e bambini e ragazzini a tempo pieno in giro per casa.
Gli scolari attendono con desiderio quel tempo che incombe, invece, su genitori come un allarme.
È vero, c’è il lavoro ma non sempre ci sono le ferie: questo è un dato oggettivo. Tuttavia  la spiegazione non sta tutta qui.
Molti adulti sono incapaci di gestire i periodi da condividere con i loro figli e si trovano a disagio nell’adeguarsi ai loro tempi; forse perché non ne capiscono la peculiarità.
Gli adulti vivono infatti in compulsiva sintonia coi loro impegni ed interessi e i figli sono un peso o una responsabilità, spesso gravosi, da distribuire, sistemare e collocare in vario modo nella loro vita e giorno per giorno.
Non di frequente vediamo genitori in grado di svolgere serenamente ed in modo naturale le azioni della vita quotidiana insieme ai figli.
Considerando che, per necessità, si dedica tanto tempo al lavoro ci si aspetterebbe che tutti attendessero il periodo di feste per stare insieme: invece non accade che raramente.
Non credo sia interessante affondare il discorso sciorinando esempi che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma appare chiaramente che quasi nulla viene condiviso coi bambini, e soprattutto che il loro tempo non è rispettato.  Tutti dovremmo ricordarci il come eravamo da piccoli, mentre sembra che il nostro desiderio maggiore sia dimenticarcene per correre correre verso… ma verso che cosa?
Una sorta di legnosità cerebrale schematica davvero imbarazzante fatta di liste, di agende, di ossessiva organizzazione.
Una catena di s-montaggio sociale in cui le parole più spesso ripetute sono:
“È tardi! È tardi! Corri! Sbrigati! Quanto ci metti! Ti avevo avvertito!  E dai! Mi avevi promesso! È tardi. È tardi. È tardi!!”

Stormi di mamme e drappelli di padri in ansia. Anche a Natale,Capodanno e Befana.
Ma perché?
 


  






martedì 7 dicembre 2010

Che la protesta inizi, perché NUNTEREGGAEPIÙ.



In un società evoluta e civile e tecnologicamente avanzata, avendo ormai spenta ogni e qualunque velleità di conoscenza, in considerazione che conoscere richiede tempo e tempo non ce n’è, ci si è organizzati anche per spegnere ogni e qualunque velleità di tipo deregolamentato per creare una ordinata e costruttiva dinamica sociale politicamente corretta.
Talchè, Signora mia, anche per decidere cosa indossare o quando fare il bucato si fa un patto di stabilità con il meteo tv o con le fasce orarie dell’Ente erogatore dell’energia elettrica (che a Roma è la vecchia Acea), se e quando si vuole fare un viaggio si fa programmare il tutto compreso ad un’Agenzia e pure per sapere se si è davvero innamorati (o cornuti) si chiede alle cartomanti televisive che forniscono anche una serie di servizi aggiuntivi niente male (pietre, numeri, pratiche igieniche, sacchetti di sale eccetera eccetera).
In questa società evoluta e civile, esistono altre virtuose pratiche comunicative; il sindaco di Roma dice che apprezza Che Guevara (che se si rigira nella tomba sono cavoli suoi) gli agnelli pascolano con le volpi (vedi le recenti presunzioni di alleanze politiche) e i lupi si fanno gli affari loro oppure non esistono più.
Ma c’è di meglio: infatti tout va très bien. La dimostrazione?
Eccola: i ben pensanti o ben viventi e amanti della convivenza pacificata possono prepararsi tranquillamente al Santo Natale mescolando ai pastori del presepio le figurine di qualche boss o delinquente comune e mettere a reggere il mantello dei Re Magi Putin-Berlusconi-Merkel o sistemare Alessia Marcuzzi&Facchinetti a far capolino dietro San Giuseppe per ricordargli cos’è l’amore vero.
In un presepio politicamente corretto ci sta pure questo, mica siamo razzisti o moralisti.
E non basta, Signora mia. Siamo proprio fortunati.
In un società evoluta e civile e tecnologicamente avanzata non abbiamo più bisogno di informazioni, di notizie e di impegno giornalistico morbosamente curioso.
Allo scopo si tappano graziosamente anche i buchi delle serrature magnetiche: infatti un igienico mandato di cattura provvederà con lo zelo necessario a far cambiare direzione civilmente chi stona dal coro: a Natale il coro è di rigore e deve avere il sopr-avvento.
Tranquilli, che c’è anche la ciliegina per il panettone: il popolo italiano è un bravo popolo, ma ha qualche frangia spettinata che bisogna provvedere a rimettere in riga.
Sì insomma il mondo del lavoro, la solita gente : l’universo del Precariato, Ricerca, Università e Scuola; i lavoratori sottopagati e messi in regola ma solo nella forma mentre nella sostanza sono costretti ad accettare condizioni e clausole vessatorie, oppure quegli sfigati dei cinquantenni messi in mobilità con un civile calcio nel sedere e così via; frange marginali!
L’importante, insomma la ciliegina sul panettone, è che tutti quelli che vogliono protestare lo possono finalmente fare: ma in modo “civile e corretto”.
Facile: basta divulgare una mentalità civile e corretta ed indurre la disapprovazione per chi pensa di fare il furbo con cortei, cartelli, striscioni, schiamazzi, disturbo della quiete (è Natale!), manifestazioni pubbliche, appollaiamento sui tetti e sulle gru, invasione di strade e vicoli urbani o extraurbani.
Insomma viva il libero mugugno interiore e la faccina soave.
Una buona protesta civile e corretta, sarebbe approvata e convenevole per tutti, anche ai non pochi esponenti de genere “onorevole eccellenza/cavaliere senatore/nobildonna eminenza/monsignore/vossia cherie mon amour/NUNTEREGGAEPIU'”
Grazie a Dio (e a Rino) a noi il NUNTEREGGAEPIÙ ce lo avevano detto, e l’avevamo potuto ascoltare. Ma ora basta con questi disordini che creano disagio a chi vuole lavorare e studiare...
Quindi d’ora in avanti: “Avanti popolo alla riscossa corretta e civile! e dalla durata te-lesivamente efficace, sennò non vi ascolta nessuno. Chiaro?
Talchè, Signora mia, potrebbero chiudere anche il sipario perché la musica sarebbe proprio finita.
E' così che si formano le nuove generazioni?

mercoledì 1 dicembre 2010

IL MANIFESTO DI PINOCCHIO di Mariaserena Peterlin

il manifesto di Pinocchio



Ti amo, Pinocchio.
Pezzo di legno piallato, sbozzato,
intagliato e levigato a puntino.
Vestito con la carta a fiorellini,
col cono di mollica sulla testa
ti tuffi nella vita a gamba lesta,
ma ancora molto prima
di diventare un perfetto bambino
tu non sei stato mai
soltanto un burattino.

Ancora molto prima d’esser fatto
la tua era una voce di protesta
ed hai inventato, creato e immaginato
sol per cambiare questa vita in festa.
Non sei solo bugie dette a dispetto
di quell’ingenuo ed umile Geppetto.

Hai cercato di correre e fuggire
via dalla convenzione educativa:
dal grillo predicante ed impiccione
che parla solo per aver  ragione,
da quell'abbecedario tutto regole
da studiare legandosi alle seggiole.
Te ne sei andato per scoprire il mondo
e respirare con il naso al vento
qualcosa che assomigli a un cambiamento.

E della fuga ha preso il buono e il brutto:
un mangiafoco che acchiappa bambini,
la volpe e il gatto che rubano quattrini,
dei dottori che ti fanno la festa,
una fatina dalla faccia mesta,
e un bel compagno che odiava i paraocchi
in cerca del paese dei balocchi.

T’ho amato e t'amo
amico mio Pinocchio.
Col naso all’aria e la veste di carta
è proprio in te che cedono i sofismi
e i cultori di antichi anacronismi.

Leggero, saltellante, galleggiante;
pauroso, sorridente o mentitore
non sei un pezzo di legno
ma d’amore.