chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 27 luglio 2011

C'era una volta l'indiano comanche - di Mariaserena




Come mi piacevano quei film
americani naturalmente,
dove i cattivi
erano sempre
nella tribù degli indiani comanche.
Detti anche i comanci.
Era così bello sapere
che la cavalleria dei soldati blu
sarebbe arrivata a sconfiggerli.
Era così bello stare col cuore in gola,
in ansia, in tensione di bambini
e infilando la lingua
nella caramella charms,
di quelle col buco,
aspettare che con lo zucchero
finisse anche la storia.
Come era bello che il capitano
stringesse la mano all’indiano buono,
baciasse la sposa
e passasse in rassegna glorioso
la truppa impolverata
e le bandiere a colori,
a poche stelle e strisce
ventogarrenti e vincenti.
Com’era bello sapere
che i cattivi traditori
gli infidi crudeli
dai coltelli insanguinati
dall’animo nero
erano tutti là
nella tribù degli indiani comanche.
Detti anche i comanci.

Oggi non so più dove cercare i cattivi
e, dalla mia siepe, spio l’orizzonte
sperando
nella benignità provvidenziale
di un cielo che si fa nuvoloso,
di un vento che sia respiro della terra
come il risveglio di un bambino.
Altro non spero.


domenica 24 luglio 2011

SALVE, IO SONO ELIZA di Fermina Daza



Dialogo tra una psicoterapeuta e una ragazza.

T. - Salve, io sono Eliza e lei come si chiama?
R. - Rosy
T. - Allora Rosy. che problemi ha?
R. - Gli uomini sono tutti uguali
T. - In che senso?
R. - Trovano sempre il modo di tormentarci
T - Può farmi un esempio?
R. - Beh è il mio ragazzo che mi ha fatto venire qui
T. - È il suo ragazzo che l’ha fatta venire
R. - Dice che sono depressa
T. - Mi dispiace sentire che è depressa

Elisa, la psicoterapeuta, Rosy, la ragazza. A prima vista nulla di strano, almeno così sembra.

Ma esaminiamo le risposte di Eliza.
“Salve, io sono Eliza e lei come si chiama?”, “Allora Rosy, che problemi ha?”, “In che senso”, “Può farmi un esempio?”. Sono frasi fatte.
“E’ il suo ragazzo che l’ha fatta venire qui”, “Mi dispiace sentire che è depressa”. Sono frasi che riprendono parole – chiave come “ragazzo”, “venire”, “depressa”.

Innumerevoli dialoghi si potrebbero imbastire sulla falsariga di quello presentato.

T. - Salve, io sono Eliza e lei come si chiama?
R. - Rosy
T. - Allora Rosy. che problemi ha?
R. – Mia madre mi odia
T. - I n che senso?
R. – Mi fa sentire sempre in colpa
T - Può farmi un esempio?
R. – Mi dice che nella vita non combinerò mai nulla di buono
T. – Dice che nella vita non combinerà mai nulla di buono
R. – Sono disperata
T. - Mi dispiace sentire che è disperata

Ma chi è questa psicoterapeuta che utilizza frasi fatte e divaga sul tema?
Eliza è un programma informatico realizzato da Joseph Weizenbaum nel 1966. Eliza utilizza frasi fatte o riprende parole - chiave. Quello che sembra un discorso dotato di coerenza, è in realtà il risultato di una programmazione ad hoc.

Rosy dialoga emotivamente col software, gli attribuisce caratteristiche umane. Ha bisogno di parlare, di sfogarsi. Le risposte inconcludenti ed evasive di Eliza non sono importanti, più importante è il potere “miracoloso” che Rosy attribuisce al software stesso.

Eliza non pensa, è programmata per dare risposte truccate. In un dialogo si limita a rispondere in maniera più o meno plausibile al suo interlocutore, a “dargli retta”. Dice tante cose senza dire niente. Si serve di frasi fatte e riprende parole – chiave.
Ma non lo fanno anche gli uomini quando non comunicano strategicamente?.