chi sono

Sono Maria Serena, ho insegnato letteratura italiana. Oggi scrivo e sono qui per riflettere, dialogare raccontare. I miei interessi sono rivolti alla comune condizione umana, anche quella raccontata dalla letteratura. Vorrei partecipare alla costruzione di un pensiero nuovo e diverso, fondato su radici antiche, che riconosca uguaglianza e giustizia a tutti.

mercoledì 29 settembre 2010

Una storia (vera e) sbagliata di Mariaserena Peterlin



Lezione di … (strippamento) 

prof (scorre il registro) - Venga… venga … venga – (i due indici scorrono i meridiani-paralleli del registro cercando il nome x) – Venga Peterlin!
alunna Peterlin : (tachicardia, mal di stomaco, mani tremanti si alza e va alla cattedra)
prof : Hai studiato?
alunna Peterlin : Sì professoressa, e ho ripassato tutto
prof : vabbè. ti credo. Vai a posto chiamo un altro. (Scorre il registro) - Venga… venga … venga – (i due indici scorrono i meridiani-paralleli del registro cercando il nome x)
alunna Peterlin (va a posto tremando, e desiderando di volare via di là, per sempre)

...(e la storia continua, ma a voi non è mai successo??)

giovedì 23 settembre 2010

PREFERISCO LA MORTE di Fermina Daza

La teoria

“Sempre più ricerche dimostrano che gli studenti che si sentono connessi agli insegnanti, ai compagni, alla scuola stessa, raggiungono risultati migliori negli studi. Riescono a resistere meglio ai pericoli dell’adolescenza moderna: i ragazzi emotivamente connessi hanno percentuali inferiori di violenza, bullismo e vandalismo, ansia e depressione, uso di droghe e suicidio, assenze ingiustificate e abbandono scolastico.”
(Daniel Goleman, Intelligenza sociale, Edizione Mondolibri,2006, pag.20)

La pratica

“La scuola che vorrei è una scuola morta. Senza ragazzi urlanti e professori arrabbiati. La vorrei silenziosa e cupa. Solo un cumulo di cemento addormentato. La vorrei così, ancor priva del suo primo sbadiglio.
La vorrei così, addormentata.
La vorrei senza problemi e senza ansie altrimenti preferisco la morte”
(alunno N.N. - anno scolastico 2009-2010)

Inutile commentare. Utile documentare.

lunedì 20 settembre 2010

Chi è IL PADRONE dell'IGNORANZA? di Mariaserena Peterlin



Discutendo casualmente con una amica abbiamo individuato con incredibile istantaneità una definizione, della quale discuteremo insieme spero ancora. Con il permesso dell’amica interlocutrice, Angela Graziano, posto qui di seguito il nostro dialogo che dimostra tante cose e ne suggerisce molte altre ancora.
Ad esempio a me sembra di poter dire che non si riesce a  parlare (anche) di apprendimento e cause del non apprendimento se non si esce dalla solite quattro mura deputate.
Ma è presto per le conclusioni. Abbiamo appena iniziato a parlare. Ecco il resoconto di un dialogo nel quale saranno molto utili tutto coloro che vorranno partecipare, ma che ci ha già portato a identificare l’esistenza di un bel personaggio: “Il padrone dell’ignoranza”.

La discussione è nata da una mia osservazione amara scritta su fB: 
Medea abbandonata da Giasone uccide i figli e glieli dà in pasto. Giasone, saputolo, si suicida.E' solo un MITO? Ma mi inquieta l'analogia con l'attualità: stiamo sacrificando i figli e 

Angela Graziano mi risponde subito, dice qualcosa che mi piace molto e inizia il dialogo creativo :

Angela Graziano : Verissimo: li stiamo dando in pasto all'Ignoranza, il grande mostro che porta a grandi danni

Mariaserena Peterlin Angela sì, l'Ignoranza è uno dei mostri voraci.
Ora mi chiedo: "chi vuole questa ignoranza? e cos'è l'ignoranza"?
Non è una provocazione. Sono seriamente in fase riflessiva.
Grazie Angela.

Angela Graziano L'ignoranza è utilissima a chi sta un gradino sopra di te. Al padrone che ti chiede (non ordina) di scendere nella cisterna, alle cattive istituzioni che vessano i cittadini, agli insegnanti che non hanno più alunni che pretendono di sapere ... siamo alla frutta, Mariaserena!

E' vero, Angela, l'ignoranza ha sempre un padrone.
Sarebbe utile diffondere questa convinzione, mi sembra un importante punto di partenza.
Quanto agli insegnanti, ad esempio, è inevitabile che uno studente non pretenda più di sapere se si di sapere se si accorge che l'insegnante è noioso e non preparato.
E se alcuni (e quanti?) insegnanti sono demotivanti e frustrati forse il padrone dell'ignoranza ... (lo copyraizziamo insieme questa coniazione-definizione?) ha le sue buone ragioni.

Angela Graziano Il padrone dell'ignoranza è una definizione perfetta! Può essere letta in tanti modi:
1. Possiede ignoranza in quantità industriale
2. Usa l'ignoranza come arma
3. Diffonde l'ignoranza come se fosse una nebbia che copre le sue malefatte...

Mariaserena Peterlin  Angela, meravigliosa questa tua foto-segnaletica del padrone dell'ignoranza!

Ora che, grazie ad Angela, abbiamo messo le mani su una parte dell'identikit, potremmo approfondire la discussione, no?

sabato 18 settembre 2010

LIBERA(la)MENTE - di Mariaserena Peterlin


Certe notti silenziose
e, come questa, dalle ore brevi
e afose, viene voglia
di far svanire
l'afrore tedioso
di un fiore appassito.

Viene voglia di aprire
e di lasciar svolazzare
fuori rete
idee e pensieri
imprudenti
non pertinenti,
liberamente sognanti.

Certe notti illuminate
dal tenue riflesso
del complice display,
senti la percezione che
altri pensieri si intreccino
e salgano dal profondo
silenziosamente cercando
un loro golfo e un approdo
o una porta aperta
per lasciar che quel volo
irregolare e libero
s’inoltri e si dichiari
responsabile di sè.

E senza genuflessioni
e compunzioni,
senza permessi e compromessi
le idee iniziano a parlare.

Ecco i risultati del pensamento libero
che attende casomai d’irrobustirsi
nel confronto chiaro
e nell’aprir la mente al
al libero impegno personale
o partito virtuale. 

CONNESSIONE:


L'âne le roi et moi
nous serons morts demain
l'âne de faim
le roi d'ennui 
et moi d'amour.

Ma forse tutto questo morire sarebbe inutile, no?

venerdì 17 settembre 2010

Insegnante, nonostante la scuola - di Mariaserena Peterlin




L'insegnante che percorre i lunghi corridoi di qualche istituto e si chiede, ma di chi è questa scuola, si sente rispondere, è tua. E se entrando in un'aula rumorosa e grigia, umida di stillicidi incontrollati e di afrori che vincono l'azione antimicrobico-antibatterico dei più frizzanti deodoranti si chiede, di chi è quest’aria, si sente rispondere, è tua, quella che respiri anche tu. E se nota in quell’aula sorda e grigia e umida la presenza di esseri stratificati e come incistati nei banchi e si chiede chi sono costoro, deve rispondersi e insultarsi da solo: sono i miei alunni. Idiota.

Perché nella scuola tutto è dell’insegnante: anche le mura istoriate di scritte per i malpensanti, anche l’aria impregnata di secrezioni delle ghiandole sudoripare e dell’ultima imitazione D&G, anche la porta della classe fatta di plastica sbilenca, anche gli amorfi o ipercinetici adolescenti incupiti da ore ed ore di strepitose lezioni di materie-che-non-gliene-può-importare-di-meno.
Perfino il Diesse (dirigente scolastico di belle pretese funzionali e gestionali) è suo. E sa che può ignorarlo o incenerirlo con una nota al verbale se vuole. Può infilzarlo rifiutando una delle tante firme messe per quieto campare.

Però quando la campanella suona, allora l’insegnante sente rimescolarsi il sangue arterioso, e pensa stavolta faccio scuola come so farla io; e le circolari e le note e i decreti me li appiccico sul frigorifero con il magnete tanto me ne sbatto.
Perché tutto nella scuola è suo.
E di tutto la scuola può fare a meno; tranne che di lui e dei suoi adolescenti stratificati e come incistati nei banchi. L’insegnante allora fa la sua lezione ed il suo dire inizia a circolare riscaldandogli il cuore pulsante.

E quando finalmente arriva il giorno in cui l’insegnante si stanca di piegare la testa ed annuire, ed arriva anche il giorno in cui il suo sangue arterioso gli zampilla nel cuore, fontana dell’amore e dell’odio, allora finalmente la spalanca quella la porta fatta di plastica sbilenca, raduna i suoi adolescenti e li trascina per le strade della città e comincia a correre con loro gridando e cantando: scuola! Scuola! SCUOLA!!
Eccoci nella vita ragazzi, eccoci! Respirate, guardate, toccate, abbracciatevi: questa è la vita! Afferratela forte e portatela con voi ADESSO! Abbasso il vecchio, viva il domani. Viva la scuola viva, viva la scuola che si interroga, viva la scuola che vola come una creatura lucente e guizzante. Quel giorno corridoi e mura, aule e ragazzi, insegnante e città tutto si fonde e il cuore si dilata come una rete che non si spezza nonostante il peso degli innumerevoli esseri che adesso contiene. 
VIVI.


PS: QUESTO TESTO è una ri_SCRITTURA da Giovanni Verga. Se siete arrivati in fondo e non vi piace non c'è niente di male. Anzi! Bella è la critica e vivo il pensiero di chi dice no.
Però se vi piace tutto ha una sua spiegazione

mercoledì 15 settembre 2010

LA CULTURA DEL FAZZOLETTO di Fermina Daza

L’ uomo teme la libertà più della peste.
Esso si coccola e si consola pensando che delle forze più grandi lui lo abbiano privato della libertà. In realtà l’uomo non desidera affatto essere libero.
Vi è un aspetto inquietante in questa cultura del fazzoletto, un aspetto che sfugge all’attenzione dei più. La nostra civiltà è il frutto di grandi lotte ideologiche, e non solo, a favore della libertà … Bene, si rinuncia più facilmente alla libertà se non si è combattuto per essa, si rinuncia alla libertà perché è troppo faticoso mantenere perennemente attivi i meccanismi di disinnesco delle bombe occulte ….
E questo meccanismo di disimpegno morale è tipico della generazione dei padri, di quei padri che si son visti consegnare un dono ingombrante e non richiesto, di quei padri che hanno operato nella seconda metà di un secolo, il XX, breve, meschino e guerrafondaio! E questi sono i padri che hanno venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie, e questi sono i padri nelle cui mani è passata l’inarrestabile declino dell’Occidente, e questi sono i padri della nuova generazione, questi padri siamo noi…
La generazione che da noi discende vive la libertà senza conoscerla, facendosela scivolare addosso, come un vestito scontato, un’uniforme che tutti massifica… Non vi è dimensione personale in questa libertà che sa di moda effimera, non vi è dimensione umana in questa libertà che si specializza nell’essere “liberi per” e non nel “liberi da”.
Se la libertà è un mare, i nostri figli vi sono immersi senza averne alcuna consapevolezza, i nostri figli non hanno mai provato l’ebbrezza del primo contatto con le onde, sono semplicemente nati in mare. E di questo mare non conoscono i confini , non sanno nemmeno che nome abbia, nuotano e ancora nuotano senza fermarsi mai, ora incontrandosi ora disperdendosi, liberi solo di nuotare ma non di conoscere ….
Liberi solo di fare tutti le stesse cose nel mare senza nome…

martedì 14 settembre 2010

Quello che siamo, quello che vogliamo - Contro tutti i veli - di Mariaserena Peterlin

CONTRO I "GRIGI" (e non solo) "TRASMETTITORI DI CONTENUTI"!


L’attuale sistema di reclutamento dei docenti non dà nessuna garanzia di qualità al sistema proprio perché l’insegnamento è considerato, secondo logiche aziendali, alla stregua di qualunque altra professione. (Fermina Daza)
Questa non è una semplice professione, ma una vera e propria missione per chi ci crede. E soprattutto per chi crede nei ragazzi." (Loretta Bertoni)
Abbiamo condiviso in tanti i nostri pensieri. Molti amici ci hanno linkati e citati, grazie! 
Questo Multiblog vuole fortemente il dialogo, nasce per scambiare idee e confrontarci. 
Ci dichiariamo, ci distinguiamo e ci esprimiamo apertamente proprio per rispetto verso tutti. 
Basta con le ambiguità, gli untuosi volemose bbene, le  mediazioni fuorvianti.
Avanti dunque con il viso aperto e le parole chiare (e il muso duro solo quando serve a svelare le ipocrisie).
Io ci sono e parlo per me. 
Io ci sono e riprendo le parole nelle quali mi riconosco. 
Mi ha profondamente colpito, tra le tante, la spietata e emozionante analisi espressa in un commento da Andreas Formiconi. Parole su cui riflettere molto bene, ci sono ferite che non si rimarginano; prima di pensare di essere veri insegnanti confrontiamoci con questa frase: 
"porto invece nell'anima le ferite inflittemi da grigi trasferitori di contenuti ... quella giacca grigia, quella cravatta, gli occhiali di corno, lo scricchiolìo delle scarpe, in su e in giù, fra i banchi, leggendo la lezione sul Momigliano, grigio pure quello - l'ho battuto nel muro, veramente, nella camera dove son cresciuto c'è ancora l'impronta di uno scarpone ... - l'interrogazione offensiva anche per uno scimpanzé.





(Mariaserena Peterlin)

lunedì 13 settembre 2010

Messaggio emozionante e appassionato trasmesso da una BRAVA INSEGNANTE - Oggi che si fa, prof?- Primo giorno di scuola

Dal Blog di Vittoria PattiOggi che si fa, prof?: Primo giorno di scuola: "Primo giorno di scuola: stupitevi, stupiteli. Prof 2.0: 'Non li deludete. Date loro un giorno indimenticabile. Non chiedete delle loro vacan..."

L'INSOSTENIBILE DECLINO DELLA SCUOLA - di FERMINA DAZA


(immagine da web)


L'Italia è un paese che non ha mai creduto fino in fondo sulla promozione culturale e alle possibilità di equità sociale che la scuola era in grado di offrire. La stagione delle riforme in questo senso è quella degli anni '70 e non a caso Illich e Vaneigem scrivono proprio in quegli anni. In Italia gli anni Settanta e Ottanta sono stati caratterizzati dallo stragismo, dai servizi segreti deviati, dall'affermazione del potere mafioso.... Cosa era la scuola in quegli anni? La scuola, come altre istituzioni, era solo un potenziale serbatoio di voti.
Se tanto mi dà tanto, allora, la scuola non funziona perché è stata ed è ancora un contenitore messo lì per contenere questa o quella cosa... di tutto...insomma.
La scuola in Italia non funziona anche perché si investe poco (cavallo di battaglia vecchissimo) e anche perché tutti, dopo aver superato concorsi e SSIS varie, ottengono l'abilitazione all'insegnamento. E l'attitudine alla relazione umana dove la mettiamo? L’attuale sistema di reclutamento dei docenti non dà nessuna garanzia di qualità al sistema proprio perché l’insegnamento è considerato, secondo logiche aziendali, alla stregua di qualunque altra professione. Se le cose stanno così, allora è inutile istituire il ruolo degli insegnanti. Chiunque abbia un’infarinatura o una una conoscenza più o meno approfondita di questo o di quello è in grado di salire in cattedra!
Si potrebbe pensare ad un sistema di reclutamento basato su titoli, esami e… attitudine alle relazioni umane…. ma quest’ultima qualità sembra non essere necessaria in una scuola che si dibatte da anni tra concezione elitaria della cultura e scolarizzazione di massa.

L'Italia è un paese democraticamente giovane come ben sapevano i padri costituenti che elaborarono una carta costituzionale per certi versi pedante ma garantista proprio delle libertà democratiche. L'italiano medio sembra non avere il senso delle istituzioni, sembra non conoscere l’esercizio della democrazia e, soprattutto, pare essere mancante di coscienza politica. Cosa c'entra tutto questo con la scuola? C'entra nel momento in cui quegli organismi di gestione democratica introdotti dai decreti delegati sono stati a mano a mano svuotati della loro funzione e delegittimati.
Bene, se il nostro sta diventando un paese in cui la democrazia sembra essere solo un vuoto contenitore, la scuola non può far altro che promuovere il “pensiero pronistico”…

commenti



  • A te e Lory Bet piace questo elemento.





    • Mariaserena Peterlin Formidabile nota amica mia, esauriente e complessa.
      10 ore fa · ·



    • Lory Bet Concordo in pieno!
      10 ore fa · ·



    • Mariaserena Peterlin
      Il fallimento dei decreti delegati, dei quali ho per ragioni storiche, vissuta tutta la vicenda, è stato causato proprio da quello che tu osservi Fermina: "sono stati a mano a mano svuotati della loro funzione e delegittimati.
      Questione da approfondire.
      :-)

giovedì 9 settembre 2010

PROTESTA, CONTESTAZIONE e ipotesi di FUTURO


Oggi ho scritto la parola “protesta” sulle news di Google e, già nel menu a tendina, mi sono apparse una serie di opzioni interessanti:
protesta Ricercatori
protesta Polizia
protesta Università.
Cliccando protesta si sono aperti link di tutti i generi: protesta dei farmacisti, dei metalmeccanici, dei lavoratori delle cliniche private, dei tifosi contro la tessera, dei pastori sardi e, per tagliar corto, dei precari.
Ovviamente i precari della scuola, che qualcuno valuta a 200.000, oggi sono i più presenti su web, anche per le manifestazioni a Montecitorio, gli scioperi della fame e i sit-in in tutta Italia.
Leggo anche che il ministro Brunetta nega, e dice che i numeri sono fasulli, ma questo è un altro problema.
Sempre sulle news di Google, ho scritto la parola “contestazione” aprendo pagine intere di link su quello che è capitato a Raffaele Bonanni contestato ieri a colpi di fumogeno alla festa nazionale del PD.
Trovo interessante la relazione tra protesta e contestazione, le due parole sembrano quasi sinonimi ma in questa specifica realtà non è proprio così; la protesta è infatti una manifestazione  varia e diversificata, che non appena trova un bersaglio, mobile o non, diventa contestazione alla persona, in questo caso al leader CISL Bonanni ed, è lecito ipotizzarlo, a quello che egli rappresenta.
Nel contempo, altra interessante coincidenza, i precari della scuola si sono decisamente espressi per bocca di Caterina Altamore maestra precaria in sciopero della fame: ''Non vogliamo bandiere sindacali''.


Forse, il puzzle si compone.
Le deduzioni o dubbi possibili riguardo a un futuro (difficile dire quanto prossimo possa essere) sono tanti: ne esprimo solo alcuni, un poco empirici.
1)   Il distacco tra i cittadini che protestano-contestano e le classi politico-sindacali è sanabile?
2)   Il mondo del lavoro è cambiato ed è un dato di fatto oggettivo che per i lavoratori sia cambiato in peggio: per quanto tempo pensa di poter mantenere la sua stabilità chi oggi ancora mantiene posizioni di privilegio o potere?
3)   Le ragioni e cause prime della protesta sono, tutto sommato, comuni a tutte le categorie: l’esclusione-precarietà e il conseguente pesante disagio economico.
4)    Se i cittadini che protestano compissero un passo avanti verso la contestazione e la coesione, anche culturale, della loro protesta e si coagulassero alleandosi che tipo di situazione si potrebbe creare?


PS: scrivendo “contestazione” e cercando tra le immagini accade che le foto largamente più numerose siano quelle delle proteste dei tifosi espresse per i più vari loro motivi: ad personam contro qualche calciatore, contro la campagna acquisti o gli eccessivi guadagni. I casi sono tanti, ma due urgenti sono: 
a) siamo molto lontani dalla nascita di una nuova coscienza politica 
b) siamo esasperati sul piano economico. E la disuguaglianza pesante fa arrabbiare.
(io voto per la b)